31-12-2013 ore 20:05 | Sport - Ciclismo
di Fabio Guerini

Juniores. Il successi stagionali del ciclista cremonese Giovanni Pedretti: “il mio sogno è il mondiale spagnolo a Ponteferrada”

Occhi furbi e capigliatura arruffata, Giovanni Pedretti sembra un ‘d'Artagnan’ sui pedali. Classe '96, al primo anno nella categoria Juniores ha già sviolinato, da buon cremonese, quattro splendide sinfonie dagli spartiti molto simili una all'altra. Sono stati quattro infatti i successi conquistati dall'alfiere della CC Cremonese nel 2013, tre su strada e un titolo italiano in pista, al quale si aggiunge la vittoria col quartetto lombardo nell'Inseguimento a Squadre sempre al Campionato Italiano di Montichiari.

Le vittorie
Quattro vittorie individuali dunque, accomunate da un unico filo conduttore: l'intelligenza tattica e la capacità di intuire il momento giusto per sferrare l'attacco. Il ciclismo a volte è strano: le gare possono durare tre, quattro o cinque ore di fila ma basta un secondo, un'occhiata furtiva, un attimo d'indecisione per vincere o perdere una corsa. La prima vittoria da Juniores è arrivata a maggio nel Trofeo Migliore a Ivrea battendo il campione lombardo Nicola Bagioli. Il giorno dopo su quel traguardo lo spagnolo Inxausti avrebbe vinto la sedicesima tappa del Giro.

Primo anno di categoria
Poi a luglio nel Trofeo San Rocco a Fabbrica di Peccioli c'è stato il colpo che vale doppio. Primo perché si trattava di una corsa internazionale e secondo perché si è lasciato alle spalle i campioni italiani Matteo Trippi e Seid Lidze e l'azzurro Simone Velasco. Non male per uno al primo anno nella categoria. A ottobre sono arrivati infine la vittoria a Besnate, sempre davanti a Bagioli e una settimana dopo la conquista del tricolore nella Corsa a Punti, disciplina regina della pista, al quale si è aggiunto quello dell'Inseguimento a Squadre. Tutte corse che hanno visto lo stesso finale, con Pedretti che negli ultimissimi chilometri ha saputo giocare d'anticipo sugli avversari più pericolosi mettendo la testa fuori nel momento giusto.

Le tre vittorie su strada hanno avuto tutte lo stesso copione, con il tuo attacco nel finale per anticipare il gruppo. È stato un caso o si è trattato di una pretattica scelta in base alle tue caratteristiche?
"A Calea ho seguito l'istinto. C'era Bagioli da solo in fuga ma vedevo che pian piano gli stavamo rosicchiando terreno. A due chilometri dall'arrivo sono scattato per andare a riprenderlo. A quel punto lui ha fatto un po' il furbo restando a ruota e allo sprint a due sono riuscito a batterlo. A Peccioli invece è venuto un colpo al mio direttore sportivo quando sono scattato a sei chilometri dall'arrivo mentre in base agli accordi sarei dovuto entrare in scena più vicino al traguardo. A Besnate ho fatto pretattica. Sapevo di stare bene, il percorso si addiceva alle mie caratteristiche e avevo la squadra a mia disposizione. Col mio direttore sportivo eravamo d'accordo d'aspettare l'ultimo strappo dove sono entrati in azione i miei compagni per scremare il gruppo. Dopodiché siamo usciti dal gruppo io e Bagioli e allo sprint l'ho battuto di nuovo".

Ci sono vittorie che segnano la stagione di un corridore e la rendono positiva. Possiamo dire che il 'Trofeo San Rocco' a Peccioli ha reso vincente questo 2013?
"La vittoria di Peccioli è stata inaspettata anche perché è molto difficile imporsi in una gara internazionale al primo anno da junior. Nelle precedenti corse internazionali che avevo disputato sono sempre arrivato stanco negli ultimi chilometri e non ho mai ottenuto un piazzamento. Quella volta però il percorso si addiceva molto alle mie caratteristiche con molti saliscendi nel finale. Tutto è iniziato da un mio errore tattico quando sono uscito a sei chilometri dall'arrivo. Dietro però c'erano corridori forti che pian piano sono rinvenuti su di noi. A tre chilometri siamo ripartiti in tre come d'accordo coi miei direttori sportivi. A quel punto ho fatto un po' il furbo stando a ruota e cercando di riprendere un po' di fiato. Sotto lo striscione dell'ultimo chilometro sono stato bravo e fortunato nel rilanciare l'azione facendo leva sulle ultime forze rimaste e alla fine ho vinto".



Una settimana dopo la vittoria di Besnate sono arrivate le soddisfazioni anche dalla pista. In particolare la vittoria nella Corsa a Punti, disciplina dove più di tutte ci vogliono nervi saldi e acume tattico. Tutto ciò a dimostrazione che non tanto male nel fare i calcoli sulla bici.
"In mattinata avevo vinto facilmente le batterie. In finale mi sono detto 'vada come vada'. Al primo sprint tutti i velocisti si sono 'scannati' per andare a prendersi i primi punti. Subito dopo il primo traguardo siamo andati via in quattro conquistando il giro su tutti gli altri. Poi è scattato Filippo Ganna e sono stato bravo a seguirlo. Abbiamo duellato tutta la gara fino all'ultimo sprint quando avevo solo un punto di vantaggio su di lui. In quei momenti non è facile fare calcoli. La testa è in palla quando si sta in apnea per venticinque chilometri. Solo dopo il traguardo ho avuto la certezza d'aver vinto io".

Quest'anno poi c'è stata l'esperienza 'sfortunata' al Giro delle Fiandre Juniores.
"Mi sono preso un virus intestinale tre giorni prima della gara. Ho voluto comunque partire per il Belgio anche se sapevo che sarebbe stata dura. Infatti dopo venti chilometri di corsa mi ho dovuto ritirarmi perché non riuscivo neanche a respirare. È stato davvero un peccato perché correre sul pavé sarebbe stata un'esperienza importante ed un'ottima vetrina dato che eravamo l'unica squadra italiana invitata".

In una stagione di successi qual è stato il rammarico più grande, 'Fiandre' a parte?
"Il Campionato Italiano su strada ad Appiano Gentile. Il percorso si addiceva a me però ho sbagliato a seguire una fuga partita troppo presto. Assieme al mio ds Marco Cattaneo e al dt Massimo Rabbaglio eravamo d'accordo di entrare in azione a dieci chilometri dall'arrivo. Invece ho seguito il mio istinto d'attaccante e ho anticipato i tempi. L'ho preso con filosofia però: sono errori che fanno crescere".

Gli obiettivi del 2014? Il mondiale di Ponferrada fa gola a tanti
"Il mondiale sarebbe un bel palcoscenico. Il primo obiettivo però è quello di fare bene nelle gare internazionali di aprile e maggio in modo da entrare nel gruppo dei dieci preselezionati per il mondiale. Il percorso spagnolo è abbastanza in linea con le mie caratteristiche e poi farò di tutto per indossare la maglia azzurra".

Quindi in futuro per che tipo di corse ti senti più portato?
"Sono un corridore tutto da scoprire dato che sto completando ancora la mia crescita. Diciamo che mi sento portato per le classiche e per le brevi corse a tappe. Sono molto forte sui percorsi che propongono numerosi strappi dato che ho un recupero fisico e mentale molto veloce. Soffro un po' le salite lunghe anche se so difendermi".

Parlaci un po' di te. Dove vivi, che scuola frequenti e quali sono i tuoi hobby quando non sei in sella?
"Abito a Cremona città, quindi sono un cremonese doc. Frequento il quarto anno di ragioneria all'Istituto Tecnico Beltrami vicino a casa mia. Nel mio tempo libero mi piace stare coi miei amici anche se mi ritaglio qualche momento per me dove ascolto molta musica, in particolare in questo periodo quella rap. Ovviamente dedico molto tempo anche allo studio dato che voglio tenere una buona media a scuola".

La passione della bici dov'è nata? C'è qualcuno in famiglia che ti ha preceduto sulle due ruote?
"Mio papà Mario ha corso in bici fino a dodici anni. Era bravo però dovette smettere per dare una mano nel bar di mio nonno. Nonostante ciò ha mantenuto la passione per il ciclismo ed è tutt'ora un amatore anomalo, nel senso che esce solo quando il lavoro glielo permette. In questa fase della stagione dove gli allenamenti sono più blandi a volte usciamo anche assieme ritagliandoci un bel momento solo per noi due. In realtà la passione per la bici è nata nel 2004 quando avevo otto anni. In classe con me c'era Riccardo Gallasio (anche lui da quest'anno tra gli juniores) che già correva e così ho voluto seguirlo. Al tempo giocavo a calcio quindi i primi mesi appena finivo gli allenamenti al campetto mi spostavo alla pista che c'è qui a Cremona e vestito ancora da calciatore montavo sulla bici. La passione per la bici ha prevalso ben presto e una volta sedutomi in sella non sono più sceso".
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