“Partecipare alle Olimpiadi invernali di Pechino in soli 10 minuti è stata un'emozione assurda. Un traguardo importante, forse il più importante per chi vive di danza”. Gloria Ferrari è appena rientrata dalla Cina. “Devo riprendere i ritmi, ma più di tutto devo ancora capacitarmi di ciò che è accaduto. L'adrenalina è ancora molta”. Gloria è la ballerina cremasca che insieme al collega Cristian Pace ha danzato durante la cerimonia di chiusura sulle note di Dardust in una coreografia curata da Erika Silgoner con la regia di Nikos Iaugakos. La direzione artistica era affidata al Balich wonder studio e a Lida Castelli. Prima di loro, durante il passaggio di testimone a Milano Cortina, si erano esibiti Malika Ayane ed il violinista Giovanni Andrea Zanon sulle note dell'inno di Mameli. “E' stato tutto magico, ci siamo ritrovate in poche persone ad esibirci in uno stadio gigantesco. Di solito si esibiscono corpi di ballo numerosi: fare un passo a due è stato emozionante. Per fortuna abbiamo avvertito il calore del pubblico”.
Milano, Cortina e un po' di Crema
Le parole si ripetono, le emozioni si raccontano. “La coreografia intendeva far riflettere sulle anime diverse, ma complementari di Milano e Cortina”. Lì si terranno le prossime Olimpiadi invernali nel 2026. Dapprima distanti, poi i corpi si estendono, si intrecciano, si abbracciano. Si rispettano nella loro diversità, ma non si separano più. “Danzando, dovendo rappresentare Cortina, o meglio la natura. ho immaginato di essere un'edera che si dipana sopra le architetture cittadine, ma non le rovina. Ha preso forma così, attraverso i passi e i nostri corpi, l'idea di una città sostenibile, di un dialogo possibile tra natura e città”. Con i due ballerini anche due piccoli bimbi, Vittorio e Gloria. “Abbiamo cercato di lanciare un messaggio. Speriamo di esserci riusciti. Voglio, più di tutto, ringraziare lo staff corposo di persone che ci ha seguito in ogni passo. Non ci siamo solo noi che mettiamo la faccia, dietro c'è un team di professionisti che lavora sodo. Che ha lavorato sodo, nonostante le poche certezze dettate dalla pandemia e la rivoluzione che tutto questo ha comportato”. Perché “è stato tutto bellissimo, ma non è stata un'Olimpiade come le altre. Il Covid mi ha fatto paura. Eravamo come in una bolla, non ci siamo goduti la Cina”.
'La danza è la mia vita'
Si avverte un po' di rammarico. “Il Covid ha richiesto tanti sacrifici, ma porto con me il bello di questa esperienza, attesa da una vita”. Gloria ha iniziato a danzare all'età di 7 anni “come una qualsiasi bambina. Per me la danza era un gioco, un'occasione per esprimermi, per sfogarmi. Ho iniziato a prenderla seriamente quando mi sono diplomata al Mas (Music, art e show). Da Sergnano a Roma, da Stoccarda a Rotterdam: tanti i premi importanti vinti, le collaborazioni e i palchi calcati in tutto il mondo con la compagnia Eklan. “Oggi la danza è la mia vita. Non è solo lavoro, è prima di tutto passione. Serve sacrificio, allenamento. Non basta l'estetica, occorre avere solidi obiettivi. Non basta il talento, serve determinazione: lo dico sempre ai più giovani. Non basta essere bravi, serve essere appassionati e sapere ciò che nella vita si vuole ottenere”. Così alla leggerezza di una ballerina, si mischia la grinta di una donna. Sul palco, a Pechino, c'erano entrambe.