La sorpresa è stata veramente grande. Sulla cima di una maestosa quercia ancora ben rifornita di foglie dell’anno precedente, nel bel mezzo del lago artificiale, poco lontano dal parco regionale del fiume Serio, un falco pescatore scruta le increspature del lago sotto di sé. È pronto a gettarsi, per artigliare la preda che affiora a pelo d’acqua. Una giovane scardola, un ciprinide, la sfortunata e ignara preda. Non sarà la sola cattura della giornata. Nuovamente di ritorno al posatoio, dall’alto della quercia, il falco ruota lentamente e con eleganza austera la testa ricoperta dalle piume arruffate dal precedente tuffo. Attende pazientemente la prossima vittima. Riprova più volte, durante l’intera mattinata. Disturbato dal vento, che in alcuni momenti soffia veramente forte, frustando ripetutamente la cima del suo privilegiato posatoio, procurandogli non pochi problemi di stabilità.
L’inverno in Italia
Pescatore eccezionale ed unico rapace diurno a cibarsi quasi esclusivamente di ogni tipo di pesce. La pesca avviene con una fulminea picchiata con gli arti protesi in avanti. La preda, stretta fra i robusti artigli, viene sollevata rapidamente dall’acqua e portata penzolante al posatoio più vicino per essere consumata. Il falco pescatore (Pandion haliaetus) lo si nota molto raramente dalle nostre parti essendo un migratore regolare. Proveniente dal Nord Europa, occupa le coste settentrionali dell’Africa spingendosi fino alle regioni sub sahariane. Solo una minima parte trascorre l’inverno in Italia, dove si registra la presenza di alcuni individui stanziali mentre la migrazione primaverile di ritorno verso nord avviene fra marzo ed aprile.
Progetto di reintroduzione
Reintrodotto in Italia a partire dal 2004, con il trasferimento dalla Corsica di un buon numero di soggetti con la prima nidificazione avvenuta nel lontano 2011. Storicamente era presente sino al 1960 in Sardegna, Sicilia e Toscana, ma da allora, non più rinvenibile come popolazione vitale tanto da ritenersi estinto. Il progetto di reintroduzione denominato “Falco pescatore Italia” è iniziato nel 2004 e proseguirà per l’intero 2025, coinvolgendo tutti i parchi regionali toscani, le aree marine protette di Porto Conte e dell’Asinara in Sardegna. Rapace di grandi dimensioni è paragonabile a poiane bianconi e albanelle, dai quali si distingue per la differenza degli ambienti che frequenta, dalla struttura fisica e dalla colorazione bicolore: bianche le parti inferiori, bruno scuro quelle superiori, dal profilo di volo che richiama un poco quello dei gabbiani.
Una specie protetta
Contrariamente a quanto si possa pensare, il falco pescatore non frequenta solo le aree marine costiere o interne, ma è soprattutto durante le migrazioni, primaverile e autunnale, che per ragioni alimentari sosta brevemente lungo i principali corsi d’acqua di pianura, il bacino del Po in particolare, ove le acque si fanno più tranquille e nelle vicinanze di laghi, torbiere e cave con acque sufficientemente trasparenti. Lo stato di conservazione della specie è sfavorevole a causa della persecuzione diretta ad opera dell’uomo subita in passato anche se a partire dal 2011 con la prima nidificazione accertata in Italia, le cose pare stiano migliorando. Va ricordato che il falco pescatore è specie protetta in tutti i paesi europei, con misure speciali in particolare per ciò che concerne il loro habitat. Un vero onore la sua maestosa presenza nel cremasco, anche se rara ed occasionale. Un soggiorno, se pur breve, ma gradito che vorremmo sempre più osservare all’interno del nostro territorio. Ora, la sua presenza in Italia come nidificante è un grande segno di riappacificazione e di civiltà culturale dell’uomo verso il mondo animale e naturale.