29-09-2012 ore 10:18 | Rubriche - Storia delle religioni
di don Emilio Lingiardi, parroco de

Gerusalemme la santa, sogno di pace. Città meravigliosa, sorgente di tutti i popoli, casa di ebrei, cristiani e musulmani

La coincidenza del capodanno ebraico appena ricordato, con le manifestazioni di violenza islamica in tante città in seguito al film proiettato negli Stati Uniti e alle vignette in Francia, ci porta a considerare qual è il ruolo di Gerusalemme nella promozione della pace, anche perché è stata finora risparmiata da queste manifestazioni di protesta. Già dal nome, 'jerushalaym' è indacata per le ebrei il destino: 'sogno, visione di pace'. Per i cristiani è la città della redenzione, che Gesù ha attuato sulla Croce e dell'inizio della Chiesa, madre di tutti i popoli, per i musulmani è definita 'Al Quds', ovvero 'città santa', in quanto è il terzo santuario dell'Islam dopo Mecca e Medina che si trovano in Arabia Saudita.

Il passato violento
Distrutta sedici volte e sempre ricostruita. Nel passato ci sono state battaglie e guerre per la conquista della città, pensiamo alle Crociate, in quanto terra di desideri e tutte le religioni monoteistiche ne vogliono una parte significativa. E' il cuore del monoteismo abramitico perché ad Abramo fanno capo gli ebrei tramite il figlio Isacco; Abramo è 'il padre dei credenti' come lo definisce Gesù; il patriarca, è pure capostipite dei musulmani attraverso il figlio Ismaele, avuto dalla serva Agar.

Città santa e aperta a tutti
Non può pertanto essere la capitale di nessuno Stato, perché città santa, aperta a tutti i fedeli di queste religioni che hanno il diritto di entrare nei rispettivi santuari. E' l'unica città al mondo dove tutto il giorno è dedicato alla preghiera e per questo non si sono costituite sale da cinema o da divertimento, che verrebbero a disturbare questa atmosfera sacra. Pregano gli ebrei tre volte al giorno; pregano i musulmani cinque volte al giorno, pregano i cristiani, pur divisi nelle varie confessioni ma uniti nella fede dell'unico salvatore, Gesù di Nazareth.

La convivenza pacifica e rispettosa
All'interno della città si respira una grande atmosfera di tranquillità e di pace: le vie sono attraversate da tutti, senza offese o violenza. Ci si incontra per le rispettive festività, con lo scambio di auguri e di doni; si frequenta lo stesso mercato e gli stessi negozi, si lavora insieme e si collabora al mantenimento ordinato e pulito della città. Le scuole, soprattutto dei religiosi cristiani, sono aperte a tutti e tramite la cultura si realizza da ragazzi una convivenza serena, base di un'ulteriore collaborazione per la pace. Così le istituzioni sanitarie sono un punto di incontro tra tutti i cittadini e i loro familiari, che in caso di malattie o di ricoveri, sono accolti con molta cura e attenzione.

'O òmphalos tou kòsmou'
In questi anni sono sorte tante associazioni spontanee e libere che uniscono famiglie, donne, giovani, segnati purtroppo da qualche lutto causato dalla verie guerre che si sono succedute, che chiedono al governo e al parlamento di cedere pure qualche chilometro quadrato di terra ma di assicurare per i figli di oggi e i nipoti di domani una pace giusta ed equa per tutti. E' curioso passare in mezzo alle vie e sentire lo scambio della pace sia in ebraico - shalom - come in arabo - salam - segno di un tentativo serio di fare di questa città un modello esemplare per tutti il mondo, soprattutto in medioriente, di riconciliazione, di dialogo, d'intesa e di pace. E' il nostro augurio perché, come sempre sottolineava il cardinale Carlo Maria Martini, essendo Gerusalemme 'ombelico del mondo', i comportamenti che qui si vivono, di pace o di conflitto, si riflettono poi in tutto il resto dell'umanità.
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