29-06-2024 ore 19:09 | Rubriche - Gli umani, la natura e la salute
di Romano De Micheli

Storia della medicina. La sua evoluzione in tappe: da Ippocrate alla biologia molecolare

Attività preistoriche di cura del corpo sono dimostrabili in tutte aree del pianeta, spesso mescolate con quelle religiose. Nell’area europea mediterranea, per lungo tempo la malattia era considerata un castigo divino e trattata come tale dai sacerdoti. Sebbene documentazione di atti medici veri e propri risalgano a circa 3000 anni a.c. (trapanazione cranica, diagnosi differenziale di tumefazioni al seno), occorre attendere il quinto secolo a.c. per vedere la nascita di un approccio razionale ed empirico alla medicina, con Ippocrate di Cos (isola del Dodecaneso). 

 

La medicina di Ippocrate

Malgrado la sua conoscenza della fisiologia umana fosse limitata e in buona parte errata, Ippocrate seguì una metodologia basata sull’esperienza concreta, attraverso l’osservazione sistematica del malato, rigettando l’origine divina delle malattie. Ippocrate sostenne che la malattia derivasse da una rottura dell'equilibrio esistente tra i quattro umori fondamentali (sangue, flegma, bile gialla e bile nera), che ipotizzava regolassero lo stato fisiologico del corpo umano, seguendo le idee di Alcmeone di Crotone (VI – V secolo a.c.). Coerentemente con le scarse conoscenze del tempo, il suo intervento medico era per lo più focalizzato sull’alimentazione, la salubrità delle abitudini di vita e sull’uso di piante medicinali. Egli confidava sostanzialmente nella “forza guaritrice della natura”. Al centro della concezione di Ippocrate non c'era la malattia, ma la persona malata. 

 

La Spagna mussulmana

Molto più avanzata fu la medicina ellenistica (III sec. a.c.), fondata sulla dissezione del corpo umano e influenzata dai contemporanei progressi delle scienze esatte. Tuttavia, essa, come moltissime altre acquisizioni scientifiche ellenistiche, si estinse di fronte all’espansione della civiltà romana, scarsamente sensibile a scienza e tecnologia e più interessata ai problemi militari e del diritto, funzionali alla natura parassitaria del suo dominio. Con l’affermarsi della sovranità romana, e successivamente con quella del cristianesimo, la documentazione della medicina ellenistica si perse, lasciando tracce frammentate e approssimative. Fortunatamente, gli arabi conservarono parte della medicina ellenistica, così come fecero anche per molte conoscenze scientifico-matematiche, che sarebbero altrimenti scomparsa del tutto. La Spagna mussulmana (VII – XV secolo), trasferendo le conoscenze arabe in Europa, fu particolarmente importante per lo sviluppo della cultura biomedica europea, oltre che matematica. 

 

Fisica, chimica e biologia

I progressi successivi avvennero principalmente attraverso gli studi anatomici, che si svilupparono lentamente fino al XIX secolo A partire dall’800, in concomitanza dello sviluppo della fisica e della chimica, che fornirono elementi concettuali e tecnologie nuovi, lo sviluppo della medicina e della biologia divenne tumultuoso. Ricordiamo alcune tappe fondamentali di questo rapido processo. Le cellule, già identificate nei vegetali secoli prima, furono riconosciute come elemento base della materia vivente, attraverso lo sviluppo della microscopia e la colorazione differenziale dei tessuti. Vennero identificati i batteri e compreso il loro ruolo nelle patologie infettive. La scoperta degli anestetici e l’uso degli antisettici produsse un enorme sviluppo della chirurgia. La scoperta dei raggi X potenziò la diagnostica per immagini e quella della radioattività naturale iniziò il trattamento non chirurgico dei tumori solidi. 

 

I primi interventi

Si chiarì che tutti gli esseri viventi sono composti di cellule e che ogni cellula deriva da un’altra cellula. Le molecole rivelarono il loro ruolo chiave nella vita di cellule e tessuti, tanto da aprire una nuova disciplina: la biologia molecolare. Si scoprì che i caratteri delle cellule e, quindi, di tessuti, organi e organismi, sono racchiusi nei geni, che sono fisicamente situati nei cromosomi sotto forma di Dna, e si riuscì anche a identificare il codice biochimico in cui le informazioni alla base di questi caratteri sono codificate. Le possibilità preventive e terapeutiche delle malattie infettive divennero risolutive (norme comportamentali, vaccini, sulfamidici, antibiotici). Inoltre, la miglior conoscenza della fisiologia e il livello tecnico della chirurgia permisero interventi sul corpo umano impensabili precedentemente, fino alla possibilità di trapianti d’organo singoli o multipli (rene, cuore, polmone, fegato, intestino, midollo osseo).

 

Vita più lunga ma cagionevole

Dunque, negli ultimi tre secoli, la medicina ha fatto un vero e proprio balzo in avanti, abbattendo la mortalità infantile e quella per malattie infettive, nel mondo più ricco, come mostra il confronto tra i dati dell’inizio del XX secolo e quelli del XXI secolo. Questo risultato, unito alla maggior disponibilità alimentare, ha permesso un generale prolungamento della vita, una volta riscontrabile solo nella quota sopravvissuta alla mortalità infantile e alle pestilenze. Ma, mentre le malattie trasmissibili si sono ridotte significativamente, quelle non trasmissibili sono notevolmente cresciute (ad esempio diabete, cardiopatie, neoplasie ecc.). Inoltre, la distribuzione dei miglioramenti è diseguale, essendo principalmente evidente nel mondo “occidentale”. Per di più, alla sopravvivenza maggiore si è associato un deterioramento dello stato di salute durante l’invecchiamento, con un peggioramento importante della qualità di vita negli anziani, caratterizzata dalla presenza di numerose patologie associate.

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