28-10-2014 ore 22:40 | Rubriche - Humus sapiens
di Andrea Mariconti

Homo de sidera

(Le Vent se lève, il faut tenter de vivre)

 

Titoli di coda. L'ultima opera del grande animatore giapponese racconta la storia di un progettista aviatore della Seconda Guerra e riesce a delineare con veloci pennellate, di una infinità di verdi, il sogno del volo e dell'animo umano. Restiamo incantati dalle tavole paesaggistiche e dall'efficacia della trama, ineluttabile e 'ardimetosa'. De-sidera. E' l'origine etimologica per 'desiderio'. Quando l'uomo desidera veramente qualcosa, quel qualcosa è sempre legato alle stelle. Mentre osservavo i cieli di Miyazaki la parola "desiderio" affiorava in continuazione, aggrovigliata ai ricordi della mia infanzia. A mio avviso un film riuscitissimo, nonchè ultimo del grande Hayao. Ricordo di aver provato un'esperienza molto simile mentre, in un viaggio tra amici nuovi e vecchi, siamo stati invitati da Sergio "Mecha" Mendez de la Fuente, in un viaggio in Cile.

 

 

Mecha e Mono

I ghiacciai della Cordigliera e della Patagonia Cilena, visti dal nostro volo, erano maestosi. La natura selvaggia e incontaminata della terra del Sud del Mondo, e, ancora più in basso, la Terra del Fuoco, con i racconti dei viaggi di Darwin e di Padre Maria Alberto de Agostini. Sergio "Mecha" è un amico cileno, anche se sono ormai trent'anni che possiamo dirlo "milanese". Abbiamo conosciuto la sua terra mentre conoscevamo la sua vicenda biografica. E' stato una guida d'eccezione. Sergio "Mecha" è un aquarellista. La sua mostra è stata inaugurata il primo settembre 2014 al Centro Culturale della Zona 6 a Milano in via Savona 99, Spazio SeiCentro: Cile, la gente, i paesaggi, la terra. Opere di Eduardo "Mono" Carrasco e Sergio "Mecha" Mendez. Le opere dei due pittori, sono complementari: lirico e originario Mecha, nostalgico e tagliente Mono. Mono ha un taglio molto d'impatto. La tradizione muralista sudamericana salta subito all'occhio. Ho avuto modo di stringergli la mano, come si fa ad un amico, e poco altro. Vorrei approfondire la conoscenza di Mono, ma mi trovo costretto, per familiarità, a parlare del Mecha.

 

Punta Arenas e Juan Salvo

CILE. Punta Arenas: Coordinate 53°10′S 70°56′W. Altitudine 1 m s.l.m. Superficie 17846,3 kmq. Abitanti 130.704 (2012). Densità 7,32 ab./kmq. A Punta Arenas ci eravamo fermati per mangiare il 'curanto' (piatto a base di pesce, molluschi e carne) al mercato del pesce. In quel momento, senza preavviso, la conversazione si è spostata sulle vicende di Juan Salvo. Pochi ne ricordavano il nome, ma tutti ne avevamo letto le gesta, consacrandolo alla storia con il nome di Eternauta.

 

L'Eternauta

Sul capolavoro di Oesterheld è stato scritto molto, ma, come per tutte le grandi opere, ogni lettura ci consegna visioni differenti, scorci di paesaggi inediti, dialoghi imprevisti e autentici. L'Eternauta, il vagabondo dell'infinito. Sui muri di Buenos Aires, ci raccontava Sergio, di tanto in tanto appariva, durante i cortei o le manifestazioni di rivolta, l'immagine rivoluzionaria di un uomo in una tuta da palombaro.

 

 

Egli è l'eroe collettivo, in simbolo e il sigillo di una fratellanza tra gli uomini. Mi sono ritrovato a pensare a L'Eternauta quando ho visto per la prima volta gli acquerelli di Sergio. I paesaggi di Sergio sono paesaggi in cui la presenza dell'uomo viene completamente bandita. Il pennello, che sa di essere ricercatore, ama fermarsi sulle fronde frastagliate dell'araucaria, sul riflesso blu di un lago australe, ma mai sul profilo di un uomo. Eppure un uomo è sempre presente, ed è lo sguardo stesso del pittore, che sa bene di essere destinato a fondersi, in infinita incarnazione, con lo sguardo dell'osservatore. Il nostro sguardo.

I quadri di paesaggio conservano questa particolarità: rivendicano cioè la fiera appartenenza al reame naturale. Ad esso, noi uomini, abbiamo scientemente scelto di separarci, di tradire. E lo abbiamo scelto molti secoli fa. Che ne è stato di quelle araucarie e di quei laghi ghiacciati durante le turbolenti vicende della storia degli uomini? Mentre gli uomini tormentavano la terra tra le dittature e la tortura, che ne era di quegli orizzonti cerulei e dello sfumare della brina nei campi? Essi esistevano, ed esiteranno sempre, sopravvivendoci. I paesaggi di Sergio sono paesaggi eterni, confinati in un orizzonte temporale a-storico, sopravvissuto a se stesso. Li osserviamo come li osserva Juan Salvo, apparso in una imprevista piega della rivoluzione, li rinnoviamo ogni giorno, pensandoli in un taccuino di viaggio, li accogliamo come visioni di un mondo infinito ed eterno, a baluardo del nostro tradimento.

 

Fumetti. Dunque. Innoqui all'apparenza

Altro fumetto che mi è stato prestato da un amico è l'opera completa di Corto Maltese di Hugo Pratt, veneziano. Pratt lo conosciamo bene, ormai è un grande maestro, ma non tutti hanno letto Corto Matese. Il bel marinaio incarna una grande metafora. Alla domanda posta all'amico Rasputin (si proprio quel Rasputin, monaco e mistico russo, consigliere privato dei Romanov ...magia del fumetto): "Ditemi una cosa, Rasputin, voi che lo conoscete bene: è stato mai innamorato quell'uomo?" Rasputin risponde: ".. di una bella ragazza affetta da misoneismo. Non ne venne fuori niente. Avevano un dialogo sconfortante. Parlavano poco. Poi la bella ragazza superò se stessa. Audacemente si sposò con un'altro e da allora la storia fece un balzo in avanti. Da allora il bel marinaio è stato colpito da sfiducia nella ragione e ha avversione per la logica. Si è innamorato dell'idea di essere innamorato."

 

 

Esiste un attimo, nel sorgere del sole all'aurora o nel suo declinare al crepuscolo, che le antiche popolazioni Tehuelche della Patagonia chiamavano il Raggio Verde. Quello è l'esatto momento in cui il colore dell'alba appare identico a quello del tramonto, tanto da rendere indistinguibili le due fasi diurne, da sempre condannate al gioco degli ossimori. Il tempo sospeso nel tempo. La dimensione a-temporale che riduce a fenomeno sensibile ogni astrazione del pensiero.

 

Veramente, quando guarda il cielo, da sempre, l'uomo de-sidera.

 

"Humus Sapiens"

perchè i lombrichi sono importanti.

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