“Che sarà quell'ombra in fondo al viale di casa mia. Sarà il cane che ritorna, ma il cane non è. Che sarà quell'ombra sulla strada. Sarà la volpe quando viene l'inverno sarà. Sarà la volpe quando viene, ma la volpe non è. Sarà il mio amore che ha trovato la strada. Come la volpe quando viene l'inverno sarà”. Le parole della canzone di Ivano Fossati mi danno lo spunto per riprendere a scrivere di specie a noi particolarmente vicine; i mammiferi, anche se la loro osservazione, nel cremasco e più in generale, non è cosa semplice.
La leggendaria ed eclettica volpe
Dovendolo fare, per elencare le specie ancora presenti, come la leggendaria ed eclettica volpe, è doveroso mettere in luce gli aspetti della loro ridotta presenza a causa di un territorio divenuto nel frattempo ostile. La penuria riscontrata in questi anni dei mammiferi più conosciuti non è certamente dovuta alla mancanza di risorse alimentari, ma dai luoghi ormai inadatti alla loro vita riproduttiva e alla tranquillità di cui necessitano. Si pensi ad esempio alla donnola, alla faina, al tasso, allo scoiattolo, persino al riccio comune. Il disturbo delle attività umane, il disboscamento delle nostre campagne, il consumo di suolo e la crescente rete stradale, sono le spiacevoli facce di una medaglia che non ha più due volti, ma un volto solo, quello della perdita inarrestabile delle diversità di specie. Durante l’inverno ama spesso sostare al sole, nascosta fra le sterpaglie (nell'immagine sopra di © Enrico Orsini) aspettando l’oscurità per procacciarsi il cibo
La conservazione degli habitat naturali
Nemmeno i parchi regionali, nati allo scopo di proteggere il patrimonio ecologico affidato, sanno imporre una svolta a questo lento ed inesorabile declino. Molte le responsabilità in capo alle diverse istituzioni, più impegnate a propagandare una realtà molto diversa dal reale e recalcitranti sull’applicazione di efficaci tutele per la conservazione degli habitat naturali nel loro complesso. Da questo procedere negativo fa eccezione, ma solo per la sua adattabilità, la volpe. In pianura occupa incolti e coltivi con bosco rado, preferendo spazi aperti, ambienti naturali trasformati, a volte degradati, o scarpate profonde e asciutte dove scava profonde gallerie nascoste dalla bassa vegetazione (nell'immagine di © Alvaro Dellera). Predatore notturno non si fa scrupoli neppure a cacciare di giorno spingendosi fino ai margini dei centri abitati, specie quando l’allattamento dei piccoli richiede molte energie.
Le impronte
L’accoppiamento di questi splendidi carnivori avviene in inverno, i cuccioli nascono fra marzo ed aprile dentro tane scavate nel terreno. La presenza della volpe è riscontrabile anche con l’osservazione delle impronte che a volte risultano poco decifrabili a causa della capacità di praticare diverse andature. La dieta della volpe è generalista. Caccia prevalentemente uccelli acquatici e terricoli, conigli, rettili, grossi insetti e non disdegna la frutta di stagione. Non ha rivali se non piccole scaramucce con cani rinselvatichiti o l’atavica disputa con l’uomo: in Italia è specie cacciabile. La sua osservazione, durante le scappatelle diurne, richiede molta esperienza. Nel Cremasco, dovendo fare di necessità virtù, la volpe occupa spesso aree vicine ai centri abitati. Diverse le tane occupate di recente da alcune coppie e molto prossime alla città, lungo il corso del fiume Serio, nelle scarpate della riserva del Marzale a Ripalta Vecchia e Ripalta Nuova, nei pressi dell’Adda e lungo i tracciati di corsi d’acqua minori in aree agricole periferiche. Ma questi importanti riscontri non bastano a far dire che tutto va bene poiché per gli altri mammiferi, purtroppo, è notte fonda. Che sarà quell’ombra in fondo al viale di casa mia, sarà la volpe quando viene l’inverno, sarà.