28-01-2025 ore 12:24 | Rubriche - Costume e società
di Denise Nosotti

Uganda: Filippo Ruffoni sulla cima più alta del Rwenzori. Termina i grandi ghiacciai d’Africa

Filippo Maria Ruffoni di Montodine ha concluso il giro delle grandi vette africane. Dopo aver scalato il monte Kenya, Kilimanjaro, Toubkal e Meru, ha raggiunto la cima più alta della catena montuosa del Rwenzori, che significa il re delle nuvole terminando così i cinque grandi ghiacciai d’Africa. Nella perla d’Africa è arrivato mercoledì 15 gennaio a Entebbe. La vetta è stata raggiunta martedì 21 alle ore 7.56 del mattino, ora italiana 5.56. L’itinerario ha previsto il trasferimento dall’aeroporto internazionale di Entebbe in auto per 450 km a Fort Portal e un successivo spostamento verso Nyakalengija dove è situato l’ingresso del Rwenzori National Park.

 

Il tragitto

Per la natura estremamente complicata, il tragitto di avvicinamento deve passare due vallate: la valle del Bujiku e del Kitandara. Quindi l’escursione ha previsto un itinerario molto lungo, con un avvicinamento al campo base della vetta di quattro giorni passando attraverso una spettacolare foresta tropicale, torbiere e scenari di origine vulcanica, dovendosi imbattere nel clima instabile equatoriale seppur nella stagione secca. Seguendo il corso del fiume Mubuku si è abbandonato il tradizionale itinerario riservato agli appassionati di birdwatching o per il safari e si è intrapresa la salita al primo campo base Nyabitaba Hut a 2651 metri. Si sono poi susseguiti gli avvicinamenti ai campi intermedi John Matte Hut 3505 metri, Campo Bujuku 3962 e alla fine campo base Elena Camp a 4541 metri.

 

L’arrivo in vetta

Si arriva così alla notte di salita, partenza alle 3 nonostante le pessime condizioni meteo della notte e dopo cinque ore di scalata, con raffiche di vento estreme e nuvole basse, è vetta! Poco prima necessario risalire a punta Elena a 4800 metri per poi ridiscendere sul ghiacciaio Margherita. In questa parte si è in Congo, sul confine naturale a 4700 metri. L’ultima risalita rocciosa per giungere in vetta. Un’esperienza unica nel suo genere, riservata a pochi, straordinaria per la bellezza della biodiversità e per la vastità del territorio per nulla antropizzato. L’attraversamento di questa terra non ha però nascosto i suoi lati più deboli e sofferenti, come il lento scomparire del famoso ghiacciaio pensile sotto la cima descritto dal duca degli Abruzzi nel 1906. La discesa è avvenuta proprio seguendo un’altra via per l’itinerario individuato dal duca stesso, un’emozionante discesa a valle passando dai laghi e fiumi del Kitandara, prime sorgenti del Nilo.

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