27-12-2019 ore 20:53 | Rubriche - Costume e società
di Luca Manduca

Crema e Cremasco, stupore e meraviglia di un territorio che non conosce confini

Crema… questa parola cosa fa venire in mente? Ai più la crema al cioccolato, o la crema al pistacchio, o la crema pasticcera o la crema al latte; ma anche la crema per il viso, per il corpo, e la crema di sapone. Dalle mie parti (Catania) quando le polpette di carne (di cavallo) sono particolarmente tenere, si dice che sono “una crema”. In breve, la parola in questione si presta per soddisfare molteplici impieghi, gusti e desideri. Tuttavia, è accostandola a un luogo che assume un ruolo principe rispetto al resto del mondo calpestabile: la città di Crema. Beh, forse Crema non è importante per tutti gli abitanti del pianeta Terra, ma lo è per molti. E questi “molti” sono in realtà una grande comunità.

 

L’estate cremasca del 1983

La comunità Call me by your name non è legata a una qualsivoglia crema o cremina. Crema, o in altre parole il regno creato nella più che nota pellicola del regista Luca Guadagnino, è per la comunità di cui (e spesso “per cui”) scrivo una cartolina ferma all’anno 1983. Anzi, più esattamente è l’estate cremasca del 1983 la fotografia impressa nelle menti e nei cuori dei fan il cui spazio coinvolge sia i meri appassionati che i veri e propri cultori del film. In Call me by your name la parola “Crema” è pronunciata una sola volta. Una sola volta... ma sufficiente per innescare un flusso migratorio (tutt’oggi ininterrotto) che rende felice tanta gente, cremaschi compresi. È più facile immaginare il viandante in pantaloncini e maglietta alla ricerca dei luoghi del film, partendo appunto da Crema. La bella stagione, però, non dovrebbe trattenere il primato del “tutto esaurito” nei ristoranti che nutrono l’affamato visitatore coi preziosi tortelli e le altre specialità della cucina locale; o il record dell’affollamento dei fan a caccia del selfie perfetto in piazza Premoli non dovrebbe essere necessariamente postato sui social solo se irradiato dalla luce estiva; il fan doc non dovrebbe andare in cerca dei “suoi” incanti solo finché il tepore atmosferico garantisce un pic-nic sulle sponde del laghetto dei riflessi; la luce di giugno non è condizione necessaria per scorgere la magione di Moscazzano. E a proposito di villa Albergoni

 

Incuranti della stagione

In autunno le foglie, si sa, cadono. Adesso, nel periodo delle caldarroste, gli alberi del grande parco della villa di Elio sono spogli e dormienti, nessuna gemma si azzarda a sbucare fuori dal suo nascondiglio ligneo, nemmeno per curiosare o per prendere una boccata d’aria; è in questo periodo dell’anno che per il fan giunge il momento propizio per fare un salto a Moscazzano. È ora il tempo buono per ammirare, pur sempre attraverso le sbarre del cancello, la facciata regina di villa Albergoni, la cui visuale è sgombra dal pasticcio di foglie primaverili in primo piano. Cari colleghi, fan e cultori della storia di Elio e Oliver, avete mai visitato Crema e il Cremasco nel tempo uggioso dell’autunno e dell’inverno? Avete percorso, dopo aver lasciato la stazione di Crema immersa nelle microscopiche goccioline sospese in aria, via Mazzini contornata dagli edifici sbiancati dall’aria spessa, fino a giungere sotto il Torrazzo che improvvisamente emerge dalla nebbia? Un’atmosfera densa a volte vaga tra le vie della Crema non estiva. Ed è una coltre che rende incerto il passo e misterioso il vagare. Il silenzio è ben presente in quest’ambiente padano e ingrigito, spezzato solo da scricchiolii e rare voci singhiozzanti. Crema resta, dodici mesi su dodici, la meta di ogni fan di Call me by your name che si consideri degno di tale qualifica. Imbacuccato in un caldo piumino o in vergognosi shorts, il fan va… qua e là per Crema e il Cremasco, incurante della stagione dettata dal calendario. Avete mai esplorato il Parco del Serio poco prima delle festività natalizie? Io sì. Avete mai sostato in contemplazione sul bordo congelato del fontanile di Farinate? Io sì. Avete mai sentito nelle mani il freddo invernale sul ferro orizzontale che cinge il monumento ai caduti di Pandino? Io sì. Ed è tutta un’altra magia, impossibile da percepire sotto il sole di luglio. La storia di Elio e Oliver si reitera a ogni visita nel territorio cremasco. Così è e così sarà, nonostante il sequel di Call me by your name probabilmente non toccherà gli amati luoghi del primo film.

 

Lo stupore e la meraviglia

Infatti, pare possa considerarsi confermata la notizia (ormai più che una diceria) che né Crema né il cremasco saranno compresi nel prossimo film di Luca Guadagnino. Ed è un peccato, perché l’affezionata e fedele comunità credo si aspetti un ritorno a quei luoghi ameni, a quelle location che hanno contribuito a fare ottenere alla pellicola il meritato successo planetario, fino all’Oscar per la miglior sceneggiatura non originale (per non parlare delle altre nomination tra cui miglior attore protagonista per Timothée Chalamet). Guadagnino, nel recente passato, ha dichiarato che avrebbe deciso se girare o meno il sequel solo dopo aver letto il nuovo libro di Aciman. Bene, il libro è già una realtà editoriale anche in Italia ma, a prescindere da questo, quel che è certo è che il racconto sarà completamente girato altrove, forse a Parigi o (secondo le ultime indiscrezioni) a Berlino. Diciamolo pure: Berlino e (soprattutto) Parigi sono luoghi tanto straordinari quanto stra-inflazionati, mentre il paesaggio provinciale della Lombardia ha davvero fatto spalancare, per lo stupore e la meraviglia, gli occhi del mondo su un territorio per certi versi inedito e ancora da scovare.

 

Cosa ci aspettiamo dal sequel?

Magari grazie al sequel una nuova emozione è dietro l’angolo e presto i fan saranno risucchiati da una novella ossessione (“sana” come io la definisco), i cui effetti benefici sono ben noti a chi conosce a memoria parole e scene di Call me by your name. Però continuo a pormi una domanda: noi fan cosa ci aspettiamo dal sequel? Secondo il mio modesto parere ci si attende parecchio, o almeno lo stesso colpo di fulmine scoccato con la prima pellicola. Non ci accontenteremo di meno. E, in nome della comunità, mi sento in dovere di suggerire al regista e allo sceneggiatore (o chi per loro) di non far mancare nel nuovo film un flashback, o un qualunque altro accorgimento, affinché il richiamo all’amato territorio cremasco non vada trascurato. Perché se gli eroi devono riprendere vigore sul grande schermo, nessuno dei protagonisti principali dovrebbe cadere nel dimenticatoio… e il territorio cremasco, con le sue acque e i suoi scorci, in Call me by your name è stato protagonista tanto quanto lo erano Elio e Oliver.

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