27-11-2022 ore 20:33 | Rubriche - Fatto di ambiente
di Alvaro Dellera

Abitante della notte e abile cacciatrice: la civetta vola oltre le credenze popolari

Effetto notte. Quando il sole tramonta e l’oscurità si prende la scena i protagonisti assoluti sono gli strigiformi : civette, gufi, barbagianni, assioli, e allocchi. Questi rapaci notturni sono da tempo all’apice di catene alimentari, ma solo dopo un lungo processo evolutivo, che permette loro di cacciare nel buio più assoluto. La civetta comune – Athene noctua- è numericamente la più diffusa nel nostro territorio ed è presente in tutta Europa. Nell’antichità era l’uccello sacro per la dea Atena, divinità della saggezza e della sapienza conferendo persino il nome alla città greca di Atene. Insieme a pochi altri uccelli è da considerare la specie da noi più conosciuta e questo è dovuto alla sua familiarità ed alla forte frequentazione degli ambienti antropizzati. Nonostante la sua buona diffusione e la convivenza discreta con l’uomo non è facile osservarla a causa delle abitudini crepuscolari e del piumaggio mimetico che si confonde bene con i luoghi frequentati. Luoghi cittadini e di campagna, case rurali abbandonate, chiese, campanili,vecchi edifici, alberi cavi e cumuli di legna, vedono la sua presenza. Ma non sempre si avverte la sua vicinanza. Pochi segnali e qualche squittio notturno avvertono che nel sottotetto della propria casa o nello sfiatatoio del camino dimora una civetta.

 

 

Fantasie popolari

Per comprendere la consistenza numerica degli strigiformi i naturalisti fanno uso di un sofisticato congegno, riproducendo in playback il richiamo conspecifico, attendendo la risposta del soggetto richiamato che immancabilmente arriva. Le limitate conoscenze di questi animali notturni hanno anche favorito la nascita di innumerevoli fantasie e calunnie popolari creando verso la civetta una forte diffidenza. Probabilmente molto legata al suo aspetto severo, agli occhi frontali molto grandi di un giallo fosforescente, la testa tonda e grande che appoggia su di un corpo tozzo alto appena 15 centrimetri, dal quale fuoriescono a malapena le corte zampe ricoperte di peluria bianca fino agli artigli. Tanti sono gli appellativi dispregiativi rivolti a questo animale, fra questi; quello di uccello del malaugurio e molte altre dicerie. Tradizioni e superstizioni nate da fantasie popolari durante le notti di luna piena.

 

Al crepuscolo

Nonostante il suo corpo poco slanciato e l’apertura alare di appena 50 centimetri è una infallibile cacciatrice e a farne le spese sono piccoli roditori,anfibi e grossi insetti. Come tutti gli strigiformi può ingoiare prede intere per poi rigurgitare sotto forma di borre, tutte le parti indigeribili. Per quanto notturna, la civetta caccia anche al crepuscolo e non è raro vederla appostata sui fili o sui pali dell’energia elettrica lungo le strade campestri e provinciali, immobile e attenta in attesa di qualche preda. Col tempo le superstizioni e i pregiudizi si sono affievoliti e il riscatto delle civette è avvenuto anche attraverso le innumerevoli e simpatiche rappresentazioni delle stesse proposte nei diversi materiali, forme e colori, commercializzate come soprammobili portafortuna o augurio di prosperità.

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