“La medicina di genere non è una questione di parità. È equità di accesso alle cure e personalizzazione dei servizi. Si traduce nell'attenzione alle persone, alle loro peculiarità e ai loro bisogni”. Per il direttore generale di Asst Crema Ida Maria Ada Ramponi “il protocollo di diagnosi e di cura deve essere adeguato a ciascuna persona. È fondamentale perché le risorse sono definite ed è necessario essere appropriati nel loro utilizzo”. Al tema l'azienda ospedaliera di Crema dedicherà un convegno, il prossimo 4 dicembre. In sala Alessandrini interverranno professionisti di varie specialità. L'appuntamento è alle ore 9. Dopo i saluti istituzionali, si parlerà di percorsi personalizzati nella proposta chirurgica, umanizzazione delle cure palliative, prevenzione, medicina personalizzata e territorio. “Si tratta del primo di un ciclo di incontri. Un'occasione di riflessione importante per un'azienda che sta lavorando bene nell'ambito dell'efficacia delle cure prestate”. L’incontro è gratuito ed aperto a 100 partecipanti, di cui 50 posti sono riservati ai professionisti Asst. Iscrizione online obbligatoria entro il 2 dicembre (cliccando qui). Accesso consentito solo con green pass.
Diversità e prevenzione
La medicina di genere osserva le differenze in termini di sintomatologia, decorso, risposta terapeutica e modella la presa in carico “non solo distinguendo tra uomo e donna, ma anche tra bambino, adulto, anziano e persona con fragilità”. Più che un tema da trattare è “un pensiero, una visione da sviluppare ascoltando con attenzione i professionisti del settore”. Si afferma a partire dagli anni '90, prima in America e poi in Europa, grazie ad una cardiologa, Bernardine Healy che, valutando alcuni pazienti con infarto cardiaco, per prima pone l'accento sulla necessità di differenziare il trattamento tra uomo e donna. Le differenze spiccano già nella fase preventiva: “l'intento è di provare a fornire un'idea complessiva valutando tutte le categorie e le specialità coinvolte”. In ottica preventiva il focus sarà dedicato alla parte oncologica e pneumlogica, oltre che al trattamento del paziente in età pediatrica.
Prospettive future
“Un altro orizzonte che andremo a vagliare è quello della telemedicina e della teleriabilitazione sia nell'ambito della riabilitazione respiratoria e cardiologica, sia del controllo remoto dei dispositivi impiantabili in cardiologia. Mira a ridurre i ricoveri e a migliorare la qualità dell'accesso alle cure con un minor ingresso in ospedale”.Consente di rinsaldare la relazione con il territorio. Tema centrale della riforma sanitaria ad oggi in discussione in consiglio regionale, “è irrimediabilmente legato anche al pensiero sotteso alla medicina di genere: se l'obiettivo degli ospedali per acuti è la dimissione precoce, è necessario un passaggio nell'ambito della rete territoriale con una presa in carico diversa e diversificata che tenga conto del contesto sociale, familiare della persona assistita e della sua capacità o meno di seguire la terapia. Evidentemente il territorio gioca un ruolo indispensabile nella continuità delle cure”.
La persona al centro
Regolamentata dalla legge 3/2018, la medicina di genere è stata individuata da Regione Lombardia come uno degli obiettivi strategici per la sanità pubblica. Compete al direttore generale l'obiettivo di migliorare l'appropriatezza clinica orientata al genere: “è una forte responsabilità rispetto all'attenzione da riporre circa le scelte da compiere e soprattutto fa ricordare in ogni momento che abbiamo a che fare con le persone e la loro salute. Ritengo che ogni direttore generale debba ascoltare i propri professionisti, dare loro spazio di esprimersi ed agire per realizzare le richieste”. All'interno del convegno tanti professionisti prenderanno parola. “Abbiamo chiesto anche l'intervento di alcuni esperti: Franca Di Nuovo, referente medicina di genere di Regione Lombardia presso l'Istituto superiore di sanità, Alessandra Kustermann, ginecologa primario alla clinica Mangiagalli di Milano e fondatrice del centro soccorso violenza sessuale e domestica, Furio Massimino Zucco, fondatore della Federazione cure palliative. I temi sul tavolo sono molti: verranno tutti affrontati con la consapevolezza che siamo diversi. E che la differenza è un valore”.