27-02-2020 ore 10:24 | Rubriche - Costume e società
di Gloria Giavaldi

La torta dell’economia. Rinaldi: “Necessario sviluppare dei progetti educativi efficaci”

Un salvadanaio pieno di colori, sogni, progetti. Un contenitore di risorse per guardare al futuro con tranquillità, costruito una lezione per volta sui banchi di scuola. È questo il risultato tangibile del progetto “La torta dell’economia”, un percorso di educazione finanziaria rivolto alle classi 3^, 4^ e 5^ di alcuni istituti scolastici della Lombardia e del Lazio, ideato dall’associazione FarEconomia e realizzato con la collaborazione di alcuni esperti dell’Università degli Studi Milano Bicocca, la cooperativa sociale Pandora Onlus, l’associazione SemiIntesta, il sostegno di Orizzonti TV e di Fondosviluppo.

 

La torta dell’economia”

“Attraverso la metafora della torta, il progetto vuole far maturare nei piccoli l’idea della condivisione, avvicinandoli, però, anche ai concetti di divisione e diversificazione, che stanno alla base della finanza” spiega Emanuela Emilia Rinaldi, responsabile scientifica del progetto e ricercatrice in sociologia dei processi culturali e comunicativi del Dipartimento di Scienze Economico-Aziendali e Diritto per l'economia (Di.SEA.DE) dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca. I piccoli, leggendo fiabe e svolgendo esercizi in compagnia di animatori opportunamente formati scoprono il significato di risparmio a breve termine, progettualità, dono e solidarietà, plasmando con le loro stesse mani un salvadanaio composto da quattro “fette”, scompartimenti autonomi tra loro ma assemblati in un unico oggetto, appunto “la torta”. Una torta colorata di speranza. “Ogni bambino può personalizzarla in base alle proprie inclinazioni con la tecnica che preferisce. C’è chi nella sfera della progettualità ha disegnato un camice bianco e chi, invece, sogna di fare lo youtuber”.

 

Dono e solidarietà

Tutti i protagonisti, però, “hanno mostrato interesse per l’economia, hanno migliorato le loro conoscenze finanziarie ed incrementato la loro sensibilità all’altruismo”. Ché non si può essere felici da soli. “Le ricerche dimostrano che, al di sopra della soglia di povertà, è più felice chi usa il denaro anche per gli altri”. Non solo pensieri per gli amici, ma anche solidarietà e sostentamento di cause diverse, che ci rendono tutti più vicini, più umani. “Tra i banchi di scuola insistiamo molto sul concetto di dono verso gli amici, ma anche di solidarietà e di aiuto verso gli sconosciuti”.

 

I soldi fanno la felicità?”

Del resto, per essere felici basta poco. Secondo quanto emerso dalla ricerca annessa al progetto “I soldi fanno la felicità? I bambini e gli usi sociali del denaro”, che ha coinvolto 60 classi per un totale 1300 alunni, il denaro è ritenuto importante dalla maggioranza dei piccoli (59%), ma non fonte di felicità (solo il 27% la vede diversamente), né sinonimo di serietà, lealtà e correttezza delle persone (80%). In una società governata da una fortissima pressione al consumo, i bambini ci ricordano che le cose importanti della vita non si possono comprare. Neanche nel 2020. Neanche da quando gli strumenti della finanza online hanno abbattuto le distanze e cercato (con scarsi esiti) di rispondere alle esigenze di tutti. “Le possibilità di scegliere con l’avvento dell’innovazione tecnologica si sono ampliate. Di contro, però, questo ha generato la complessificazione dell’offerta”. Una realtà difficile da spiegare ad un paese come l’Italia che, come testimoniato da diverse indagini, ha un livello di alfabetizzazione finanziaria molto basso. “In questo contesto si rende necessario elaborare progetti di educazione finanziaria rispettosi dei criteri elaborati dall’Osservatorio Nazionale di Educazione Economico e Finanziaria (ONEF)”.

 

Cittadinanza economica

Pare, quindi, che l’investimento culturale resti quello più azzeccato per esercitare al meglio “la cittadinanza economica”, che spetta di diritto a ciascuno. “I ragazzi oggi, dal punto di vista finanziario, non godono delle stesse tutele delle generazioni passate, ma necessitano di competenze più marcate in un contesto in cui si è generata una significativa sfiducia nelle banche”. La scuola, dunque, non può stare a guardare, deve adoperarsi affinché i giovani non cedano all’overconfidence, ma abbiano maggiore fiducia nelle proprie competenze finanziarie, basate su “una reale conoscenza ed una reale capacità di chiedere aiuto a fonti affidabili”. Perché ritenersi invincibili sul piano finanziario non è la soluzione. Essere cittadini informati e desiderosi di trovare risposte alle perplessità, invece, può esserlo. E può esserlo a tutte le età, anche a partire da un semplice gioco.

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