“A Crema torno sempre con piacere. Ho avuto amici e luoghi cari. E poi non perderò l'occasione di gustare i vostri tortelli”. Elio si prepara al ritorno nella città natale di Paolo Panigada (in arte Feiez). L'appuntamento con lo spettacolo che lo vedrà protagonista è per venerdì 28 gennaio alle ore 21 presso il teatro san Domenico. Sul palco, non un concerto, ma uno spettacolo che intende “raccontare e celebrare il grande Enzo Jannacci”. Si intitola Ci vuole orecchio ed ha riscosso il sold out in città già da diversi mesi. “È un viaggio tra le canzoni più rappresentative di un grande della canzone italiana. Non è solo musica, è musica e parole cantate, lette e recitate per ricreare quell'atmosfera reale e surreale, allegra e triste, tragica e comica che era propria di Jannacci”.
'La città degli ultimi'
Inevitabilmente si parlerà di Milano. “Non di quella che corre, efficiente, produttiva e dove tutto va bene. No , perché Milano è anche la città degli ultimi, delle persone che soffrono, di una dose di follia che viene sempre celata, mai raccontata nel profondo”. Al contrario Jannacci ne ha parlato delineando personalità borderline, “ai confini del surreale. “Roba minima”, così diceva: barboni, tossici, prostitute coi calzett de seda, ma anche cani coi capelli o telegrafisti dal cuore urgente. Un'ora e mezza di musica e Storia: “siamo alla trentesima replica”. La scenografia di Giorgio Gallione mira a restituire “l'unicità, l'originalità di un grande che passa dalla comicità al dramma con facilità”. È uno spettacolo “giocoso e profondo” che coinvolge giovani ragazzi: Seby Burgio (pianoforte), Martino Malacrida (batteria), Pietro Martinelli (basso e contrabbasso), Sophia Tomelleri (sassofono), Giulio Tullio (trombone). “Sono tutti giovani, che non si limitano a suonare. Fanno con me parte della storia, dello spettacolo”.
Le Storie tese e la quotidianità
Il gruppo continuerà a crescere. Quanto alle Storie tese: “non ci siamo mai lasciati. Abbiamo semplicemente interrotto l'attività. Dopo 40 anni di carriera, scanditi da giorni condivisi 24 su 24 non si può che rimanere legati. Siamo amici, anzi siamo quasi imparentati. Lo dimostra il piacere con il quale torno a Crema venerdì”. Per far sorridere e per far riflettere. Per imparare a guardare i temi sociali (tutti) senza distanza. Per essere più solidali e meno egoisti. Elio restringe il campo d'osservazione quando parla della propria quotidianità, della propria esperienza di vita con un figlio autistico. “ La realtà è che l'autismo non interessa, fino a quando non ci tocca da vicino. Lo stesso vale per la disabilità: difficilmente gli altri resteranno coinvolti da una cosa che riguarda solo noi”. È un atteggiamento figlio di uno sguardo parziale che non consente di capire che “le persone autistiche possono essere inserite nella realtà di tutti i giorni. Manca un impegno sistematico: stiamo perdendo l'opportunità di valorizzare queste persone perché semplicemente non lo vogliamo fare”.
L'impegno delle istituzioni
Tra i progetti degni di menzione sul versante dell'inclusione lavorativa delle persone autistiche per Elio c'è PizzAut, la pizzeria di Cassina de' Pecchi gestita da ragazzi autistici ed ideata da Nico Acampora. “È un'iniziativa lodevolissima, ma non può essere l'unica. E soprattutto lo sforzo non può essere richiesto sempre e solo a madri e padri, fratelli, caregiver. È necessario un impegno delle istituzioni: non si devono chiudere gli occhi. Elaborata una diagnosi precoce, si devono attivare piani, progetti di vita, per questi bimbi. Possono fare tante cose: rappresentano un arricchimento per tutta la collettività”.