“Ho imparato che è necessario affidarsi ed avere fiducia nella vita e nelle possibilità che offre per trasformare i limiti in risorse e opportunità”. Elena Aiolfi, infermiera ventiseienne di Chieve è appena tornata dalle vacanze estive, dopo il difficile periodo del Covid vissuto tra le corsie dell'ospedale. “Dopo l'emergenza, avevo bisogno di un momento per me. Con gli scarponi indosso e lo zaino in spalla, il tempo pareva essersi fermato. Per una settimana ho pensato solo a camminare, condividere, sorridere, ascoltare, riflettere, ridere e scherzare”. Attorno a lei la meraviglia dell'appennino tosco emiliano.
Cammini inclusivi
Le foto scattate raccontano la maestosità della natura. Fino ad un dettaglio: due mani che sfiorano un cordino, due vite legate da una corda, rivolte verso la stessa meta: “Con l'associazione 'Noisyvision' ho percorso la Via degli Dei, l'itinerario storico che collega piazza Maggiore (Bologna) a piazza della Signoria (Firenze). Eravamo un gruppo di dieci persone, alcune vedenti, altre non vedenti, altre ancora ipovedenti”. Poi si ferma: “Non l'ho specificato prima, perché per me eravamo solo dei camminatori. Tutti uguali, con gli stessi ostacoli da fronteggiare e superare insieme”.
Aiutarsi
Il buio rende diversi, ma non fa la differenza. “Durante il percorso ci siamo aiutati a vicenda. C'era la necessità tecnica di un supporto. Ma è stato un aiuto reciproco nel corso del cammino. Vale anche per la vita”. Lungo il percorso Elena ha portato l'essenziale: il sorriso e la voglia di divertirsi, segregando nel cassetto la naturale inclinazione a 'prendersi cura' che caratterizza la sua vita professionale. “Non si è instaurata una relazione di cura, piuttosto di fiducia”. Di amicizia. Sono quei legami che si alimentano di vita. “Spesso venivo rimproverata per le troppe attenzioni che riservavo alle persone con disabilità e la troppa prudenza con cui indicavo ostacoli presenti lungo il tragitto”.
Descrivere la meraviglia
Un viaggio di sei giorni, con una media di 17 chilometri al giorno, per raggiungere la meta: “ Ci siamo affidati a Sharon, una guida ambientale esperta in cammini inclusivi e a Dario, fondatore di Noisyvision”. La difficoltà più grande? “Un paio di scarponi che ci hanno abbandonato il primo giorno”. Nelle sue parole si scorge tutta la naturalezza con cui ha vissuto l'esperienza. Tra i sorrisi strappati, si avverte un'unica fatica: “La vera sfida è stata riuscire a trasmettere la bellezza del paesaggio che stavamo attraversando”. Ma la meraviglia è tale non solo alla vista: “ Grazie alle parole, i profumi delle erbe, il tocco delle cortecce, il gusto di una mora o di un fico colti per il compagno di viaggio, ciascuno di noi ha percepito la bellezza a modo suo”.
#yellowtheworld
Il cammino si è riempito di storie, sensazioni, parole e persone. “Un telo giallo ha accompagnato il nostro viaggio” Al cento una scritta: '#yellowtheworld'. Attorno le emozioni, le parole, i luoghi che ne hanno fatto parte. Il messaggio è un impegno: “È una campagna di sensibilizzazione sull'accessibilità, volta a promuovere la mobilità delle persone ipovedenti e non vedenti. Può essere tradotto in italiano con 'Coloriamo il mondo di giallo'. Un modo semplice per rendere gli spazi più visibili alle persone con disabilità visiva, facilitando la loro mobilità. Il giallo, se usato in contrasto con il nero e il grigio degli elementi urbani, permette di individuare meglio gradini e altri ostacoli”. É uno slogan che incarna perfettamente lo spirito di Noisyvision, promotrice del progetto. L'associazione con sede a Sant'Angelo di Piove in provincia di Padova, fondata da Dario Sorgato organizza vari progetti per persone con disabilità visive ed uditive al fine di valorizzare ciascuno e 'migliorare l'accessibilità di ambienti e servizi'.
Mix di emozioni
Elena ora è tornata alla quotidianità. Ciò che resta viva è la felicità di aver raggiunto l'obiettivo. Insieme. La strada percorsa è un modo per ricordare il tempo condiviso. “Sono vive ad oggi tutte le emozioni che ho provato. È un’esperienza che permette non solo di condividere, ma di scoprire punti di vista nuovi e reinventarsi. É bellissimo provare il desiderio di raggiungere la meta con le proprie gambe, di scoprire. Poi guardarsi indietro e dire ci ho creduto, mi sono fidato, affidato e ce l'ho fatta”.