24-09-2024 ore 18:37 | Rubriche - Gli umani, la natura e la salute
di Romano De Micheli

L'importanza degli antenati: la normalità viene ripristinata dal sistema immunitario innato

Lo stato cosiddetto normale di salute, che il nostro corpo ha acquistato nella lunga fase di adattamento all’ambiente, è soggetto a numerosi effetti destabilizzanti. Tuttavia, esso si riesce a mantenere nel tempo perché l’organismo ha anche acquisito processi di autoregolazione, capaci di ristabilire le condizioni normali, chiamati processi omeostatici (omeos significa "stessa" e stasis sta per "posizione"). Un antico e potente meccanismo omeostatico è costituito da un insieme di popolazioni cellulari e messaggeri molecolari: il sistema immunitario innato, i quali attivano una risposta infiammatoria che ripristina la normalità. 

 

Il riconoscimento di elementi nocivi

Supponiamo che batteri, funghi o virus nocivi siano entrati in un tessuto. Alcune cellule immunitarie (i globuli bianchi) li riconoscono, attraverso le “firme” molecolari esistenti sulla loro superficie (gli antigeni). Per alcuni micro organismi il riconoscimento è facile, perché, nel lungo tempo di evoluzione comune, i globuli bianchi hanno ben imparato a identificarli. Allora essi organizzano un’azione rapida per eliminarli, secernendo molecole (citochine) che attirano sul luogo infetto altre cellule attive circolanti. I nuovi arrivati agiscono sugli gli intrusi in vario modo e alla fine c’è chi li ingloba e li digerisce (i macrofagi). Non sempre, però, gli elementi nocivi sono già noti, per cui il sistema innato non ne riconosce i segnali. 

 

Il ramo adattivo o acquisito 

Per questi casi, la natura ci ha fornito di un altro ramo del sistema immunitario, detto adattivo o acquisito, che è più complesso e lento, ma capace di agire sugli sconosciuti. In questo ramo immunitario, fondato sui linfociti, piccole cellule rotonde visibili facilmente nel sangue, c’è più complessità. Alcune cellule, dette dendritiche, identificano l’origine del segnale di danno, catturandone molecole specifiche: gli antigeni, e informano linfociti in attesa nei linfonodi. Questi si diversificano in vari sottotipi (CD4, CD8, Plasmacellule) e organizzano un’ampia risposta specifica attraverso molecole esattamente adatte a intercettare il fattore di danno. Queste possono essere legate ai linfociti stessi (risposta cellulare uguale a CD8 effettore) oppure essere secrete (dalle plasmacellule) e circolare nel sangue come anticorpi. La caratteristica di questa risposta immunitaria è la sua specificità, cioè essa riconosce esclusivamente l’antigene che l’ha generata, e nessun altro. Il processo infiammatorio generato dal sistema immunitario adattivo coinvolge anche componenti del sistema innato ed è l’azione congiunta che conduce alla guarigione. Da notare che alcune cellule del sistema adattivo hanno vita lunga e conservano la memoria delle caratteristiche antigeniche dell’elemento che le ha originate. Esse sono pronte per una risposta rapida se, in futuro, si presentassero di nuovo. Per avere un esempio dell’azione del sistema immunitario adattivo, basta pensare alla vaccinazione contro un virus: con una modalità a minimo rischio, si insegna al nostro sistema immunitario a riconoscere il virus e si attiva una memoria a lungo termine, che organizzerà una risposta efficace in caso di infezione futura.

 

La guarigione nel sistema immunitario

Ovviamente, questi processi infiammatori reattivi vanno bene fintanto che rimuovono l’azione nociva, ma non oltre, altrimenti sono essi stessi a divenire dannosi, poiché i meccanismi attivi verso i micro organismi sono anche lesivi per il tessuto in cui avviene la reazione infiammatoria. Per questo, l’evoluzione ha fatto sì che, una volta raggiunto l’effetto positivo, il sistema immunitario autolimiti la sua reazione producendo fattori che spengono l’infiammazione, salvaguardando i nostri tessuti dal danno. E si ha la guarigione. Se questo non accade, il meccanismo di guarigione si tramuta in una causa di danno persistente. Il sistema immunitario che non è in grado di ripristinare l’omeostasi produce un’infiammazione cronica, che è mantenuta attiva da molecole correlate al danno tissutale, anche in assenza dei micro organismi. Occorre a questo punto precisare che il sistema immunitario, nel suo insieme, non si attiva solo per fattori esterni al nostro corpo come i microrganismi patogeni (batteri, virus, funghi), ma anche per fattori inerenti danni connessi con cellule dell’organismo (ad esempio sofferenza e morte cellulare) senza intervento di microrganismi patogeni. Di conseguenza, l’infiammazione e la sua risoluzione, quando c’è, possono avere origini disparate ed estese conseguenze dovute al funzionamento integrato dei vari sistemi nervosi, endocrini, immunitari. 

 

Il cambiamento dell’ambiente

In sintesi, il sistema innato è una risorsa comunitaria ereditata dalla specie e può intervenire in tutti, mentre quello adattivo necessita di essere avviato nei singoli individui. Il fatto che la risposta infiammatoria coinvolga entrambi i sistemi chiarisce l’importanza della storia evolutiva precedente. Abbiamo ereditato dai nostri avi cacciatori raccoglitori, meccanismi omeostatici tarati sul tipo di ambiente che li circondava e il tipo di vita che essi conducevano. L’ambiente è cambiato parecchio e in fretta, così come anche la nostra vita. La nostra omeostasi si sta dimostrando impreparata rispetto alla realtà attuale, e le patologie oggi prevalenti, come vedremo, ne sono la testimonianza. 

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