22-11-2015 ore 18:02 | Rubriche - Musica
di Afterglow

Bruce Springsteen. Born in the Usa, il lato oscuro del sogno americano

“Ho visto il futuro del rock'n'roll e il suo nome è Bruce Springsteen”. Così scrive il 22 maggio 1974 John Landau, critico della rivista Rolling Stone, dopo aver assistito ad una esibizione del Boss all'Harvard Square Theatre di Cambrige in Massachusetts.

 

Born in the Usa

Il lato B più famoso della storia del rock, un’icona pop, il manifesto dell’orgoglio operaio di un’America democratica. Registrato in studio e pubblicato il 4 giugno 1984, Born in the U.S.A è il settimo album di The Boss, al secolo Bruce Springsteen, il disco che lo consacra massima rockstar mondiale della seconda metà degli anni 80 con oltre 45 milioni di copie vendute nel mondo. Con questo album l’artista rivoluziona il proprio repertorio, prima introverso e ombroso, proponendo brani dal ritmo così incalzante e coinvolgente che conquistano immediatamente il pubblico. Sette sono i singoli, estratti dal disco, che entrano di prepotenza nella Top 10 di Billboard: Dancing in the Dark, Cover Me, Born in the U.S.A., I’m on Fire, Glory Days, I’m Going Down e My Hometown.

 

Diritto alla felicità

L’album nasce già durante la realizzazione dello splendido e intimista Nebraska (pubblicato nel 1982), quando Bruce trovandosi in un fecondo periodo creativo concepisce una serie di canzoni che ritiene però inadatte al disco che sta componendo. Il mondo presentato in Nebraska è duro e inospitale ma i piccoli eroi del quotidiano lottano per rivendicare il diritto, pur tra le mille difficoltà, alla dignità di uomo e alla felicità, come sancito dalla Costituzione americana. Born in the U.S.A. è invece un album tormentato e ricco di contraddizioni, intriso di tristezza e inquietudine, che narra di veterani del Vietnam, del loro dramma umano e sociale, combinando orgoglio nazionale e pacifismo ma anche amore e odio per la bandiera.

 

Reagan e la Casa Bianca

Il disco esce mentre Reagan cerca di guadagnare voti per una rielezione alla Casa Bianca, ne attira l’attenzione e durante un comizio in New Jersey, stato natale di Springsteen, il presidente lo cita quale esempio di valori americani: “Il futuro dell’America sta nelle migliaia di sogni che stanno nei vostri cuori, nel messaggio di speranza delle canzoni di un uomo che tanti giovani ammirano, nato qui, Bruce Springsteen”. Due giorni dopo, dal palco di Pittsburg, l'artista si dissocia pubblicamente, domandando se invece non fosse Nebraska l'album preferito di Reagan, dove il protagonista fugge dagli errori commessi lavandosene le mani.

 

Dancing in the Dark

Dal punto di vista musicale, si tratta di un disco di puro rock sanguigno che presenta canzoni introspettive realizzate in acustico ma anche richiami blues, country, il tutto abbondantemente distorto e trasformato da onnipresenti sintetizzatori e tastiere. È lo stesso Springsteen che, con testi e sonorità, cerca di avvicinarsi alle masse, proponendo una musica che gli appartiene anche nelle sonorità più pop come Dancing in the Dark che da sola porta all’immediato successo del disco. Apre l’album il famosissimo tormentone del brano eponimo, Born in the U.S.A., chiaro atto d’accusa contro la guerra del Vietnam, dolorosamente interpretato da Bruce; segue il bellissimo brano rock Cover Me guidato con un andamento irresistibile dalla chitarra solista. Darlington County è uno splendido esempio di heartland rock (genere che  Springsteen  ha contribuito a creare) che parla della difficile ricerca di un lavoro, seguito dallo strepitoso rock’n’roll di Working on the Highway che racconta la fatica del lavoro. La voce calda e roca di Bruce ci trasporta nel mondo di chi non ha denaro, Downbound Train, a cui segue una delle canzoni più famose e intense del disco, I’m on Fire, dove l’intensità dell’interpretazione fa la differenza. No Surrender è il brano di chi non deve mollare mai, testo che non ha mai totalmente convinto The Boss, la cui idea è che si cade spesso e per sopravvivere si deve scendere a compromessi. Bobby Jean e I’m Going Down sono due brani dal rock classico e cui segue Glory Days con tastiere briose a narrare di giorni di gloria dei tempi di scuola ma anche del dolore e della solitudine dove, l’unica cosa che ti rimane, è pensare alle tue noiose storie dei giorni di gloria. Dancing in the Dark è la canzone simbolo di un’intera epoca, creata da Springsteen su richiesta del produttore Jon Landau che voleva  un pezzo da “classifica” e che ancora oggi mantiene intatta tutta la propria potenza. Chiude My Hometown, storia della crescita di un ragazzo nell’America degli anni ’60.

 

La copertina

Il lato B di Springsteen sulla copertina dell’album, diventato una icona del pop, ha sostituito l’idea di base della bandiera americana perché secondo The Boss, la foto del suo culo era migliore della foto della sua faccia. La rivista Rolling Stone colloca l'album all'85º posto nella Lista dei 500 migliori di tutti i tempi, i sette singoli estratti dall’album entrano tutti nella Top 10 statunitense (evento ripetuto solo altre due volte nella storia americana) e il singolo Born in the U.S.A. è posto al 275º nella classifica delle canzoni indimenticabili. L’album conquista il Disco di platino (vendute più di 50.000 copie) in Australia, Finlandia, Francia, Germania, Nuova Zelanda e Regno Unito; il Disco di diamante (vendute più di 500.000 copie) in Canada, Italia, Stati Uniti. Tracce: Born in the U.S.A. – 4:39; Cover Me – 3:26; Darlington County – 4:48; Working on the Highway – 3:11; Downbound Train – 3:35; I’m on Fire – 2:36; No Surrender – 4:00; Bobby Jean – 3:00; I'm Goin' Down – 3:29; Glory Days – 4:15; Dancing in the Dark – 4:01; My Hometown – 4:33. Formazione: Bruce Spreengsteen – voce, chitarra, armonica a bocca, songwriting; Roy Bittan – sintetizzatore, pianoforte, tastiera, coro; Clarence Clemons – sassofono, percussioni, coro; Danny Federici – organo, pianoforte, glockenspiel, tastiera, coro; Garry Tallent – basso, coro; Max Weinberg – batteria, percussioni; Steven Van Zandt - chitarra, mandolino, coro.

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