Si grattano il capo nell'ombra e sgambettano. Alternano pianti a nuovi sorrisi, danno le spalle all'obiettivo. Ché la vita è solo loro. C'è chi stringe il braccialetto in un pugno e non lo molla più, chi si rivela con un fiocco rosa appeso sulla porta della stanza della mamma, chi lascia il segno nello studio del primario tra confetti azzurri e nastri rosa. In silenzio, ma non troppo, i bimbi nati nel reparto di ginecologia ed ostetricia dell'Asst di Crema, ricordano che “la vita non si ferma. Il Covid non ha scalfito il valore della genitorialità. Il desiderio resta. La famiglia, qualunque essa sia, resiste”. Educa, persevera, vive. Purché ci sia amore.
Parti in calo
Il calo dei parti registrato lo scorso anno è pari al 10 per cento. Secondo il primario Vincenzo Siliprandi è da imputare “alla difficoltà, soprattutto da parte delle giovani donne di avvicinarsi all'idea di avere un figlio in un clima di assoluta incertezza. Per una ragazza di 27 – 28 anni, che si trova a fare i conti tutti i giorni con una situazione lavorativa precaria, è difficile pianificare il futuro con serenità. Il 2021 ci era stato presentato come l'anno della ripresa, ma credo, visto il trend, che si registrerà un'ulteriore riduzione”. Lo dice con franchezza, quella che denota anche un briciolo di amaro in bocca unito al desiderio di fare sempre il meglio.
Fiducia ritrovata
“Questi dati a Crema, arrivano dopo che nel 2019 vi era stata un'esplosione di parti, frutto di un lavoro triennale che ci aveva consentito di far riacquistare fiducia nell'ospedale cittadino. In breve tempo avevamo riportato il tasso di fuga (vale a dire il numero delle donne che vanno a partorire altrove ndr) che si attestava intorno al 38 per cento, ad un valore tendente allo zero. Ad oggi, comunque, le donne che prendiamo in carico partoriscono tutte in struttura, fatti salvi i casi di parti pretermine importanti, che devono, per ovvie ragioni, essere assistiti da un centro di livello superiore”. Il reparto ora è in attesa di forze nuove e lavora in stretta collaborazione con la direzione della pediatria, ma non si ferma. La vita non può aspettare. “La gravidanza, per sua natura, è imprevedibile. L'andamento del reparto è altalenante”. Ci sono giorni pieni di vita ed altri utili a far spazio a chi deve arrivare. “Secondo una credenza popolare questa instabilità è da ricondurre alle fasi lunari, io credo sia semplicemente tipica di un ospedale piccolo”.
Vita a tre
Il corridoio è vuoto. Nella sala d'attesa del reparto ci sono occhi che brillano. Miriana Palmisano è diventata mamma qualche giorno fa. “Il mio bimbo si chiama Filippo ed ha riempito le nostre giornate di gioia. In poco tempo le ha stravolte: ora ad ogni cosa troveremo la soluzione giusta per tre”. Una foto lo racconta accanto al suo pupazzo. Si nasconde sotto la copertina azzurra. “A casa abbiamo preferito colori neutri e pastello. Tra questi, il grigio, “quello preferito dal papà” e il verde. Sorride, Miriana. “Mi è dispiaciuto non poter condividere la gioia dell'attesa con la mia famiglia, non poter mostrare alle persone a me care il mio pancione, ma la nascita di Filippo mi ha fatto dimenticare tutto. Anche i dolori. Quando l'ho stretto per la prima volta tra le braccia, l'ho immaginato grande. In mezzo ci sarà un'avventura tutta da vivere insieme”. Fa una pausa. “L'arrivo di un figlio sconvolge la vita, lo fa nel migliore dei modi possibili, ma non ho paura: le donne sono multitasking“.
Il momento giusto
Fissa il tavolo. Per mezzo secondo. In silenzio. “Vengo da due aborti spontanei. Filippo non è stato cercato, ma è stato voluto dal primo momento. Con il mio compagno avevamo scelto di darci un attimo di tempo. Stavamo programmando il matrimonio, quando il Covid ha fatto saltare i programmi. Poi è arrivato il mio regalo più bello. Filippo si è rivelato da subito, forse voleva farsi vedere”. Ora Miriana lo stringe tra le braccia. Cammina accanto al suo compagno. Un passo alla volta. “I figli non si programmano: arrivano per dare gioia al momento giusto”. Questo è il suo il momento giusto.