Quarto disco dell'artista inglese David Robert Jones, in arte David Bowie, Hunky Dory viene registrato in studio e pubblicato dalla RCA nel dicembre 1971. Il titolo dell’album è suggerito a Bowie da un racconto del general manager della Chrysalis, Bob Grace, che gli riporta le numerose espressioni gergali con cui un ex ufficiale della RAF infarcisce il suo linguaggio: Hunky Dory è una di questa ed è usata per indicare “tutto bene, ottimo, eccellente”.
Ospiti d'eccezione
Nelle note autografe di copertina dell’album, Bowie dichiara di suonare “chitarra, sax e piano, finché l'abilità glielo consente”, coadiuvato da collaborazioni eccellenti: Trevor Bolder al basso, Mick Woody Woodmansey, alla batteria, Ken Scott alla consolle. Ospite d’eccezione Rick Wakeman degli Yes con i suoi virtuosismi sulla tastiera. La ciliegina sulla torta sono gli arrangiamenti orchestrali di Mick Ronson, sia alla mitica sei corde che sulla tastiera. Il risultato è uno degli album più belli e originali di Bowie; considerato il primo autentico classico dell’artista, racchiude in sé una tale varietà di stili musicali e scenici da fare del prodotto sonoro un veicolo caratterizzante della sua personalità: “Questo album è pieno dei miei cambiamenti e di quelli di alcuni dei miei amici, è un album che mi ha aiutato a tirare fuori molti aspetti del mio modo di sentire, un sacco di schizofrenia”, dirà in seguito.
Da Ziggy al White Duke
Bowie, dai suoi esordi negli anni ’60 ad oggi, ha reinventato e modificato la sua immagine e il suo stile con favolistici alter ego, da Ziggy Stardust a Halloween Jack, da Nathan Adler a The Thin White Duke, il mitico Duca Bianco. Nel 2008 è stato inserito al 23º posto nella lista dei 100 migliori cantanti dalla rivista Rolling Stone, che ha anche definito Life on Mars? Space Oddity, Starman e Heroes tra le sue migliori "tracce vocali".
La copertina
L’immagine di copertina, un primo piano di un più che mai androgino David Bowie, con i lunghi capelli biondi raccolti tra le mani e lo sguardo sognante perso nel vuoto, è la personalizzazione del look ambiguo ed eccentrico. Realizzata dal fotografo Brian Ward e ricolorata da George Underwood, ricrea il fascino seduttivo del vecchio manifesto del cinema muto ma allo stesso tempo vuole essere un richiamo al famoso ritratto Marilyn Diptych realizzato da Andy Warhol: David Bowie ha già capito il potere dei media e li sfrutta (con ironia) mettendo in scena l’icona di se stesso.
Un vero pubblico
Le riviste musicali più accreditate del mondo hanno definito Bowie come “l'uomo intellettualmente più brillante ad aver scelto il disco a 33 giri come mezzo di espressione”, riconoscendogli la capacità di riuscire a “fondere soffuse melodie pop, semplici ma efficaci, con parole e arrangiamenti pieni di mistero e oscure allusioni” (New York Times), mentre per New Musical Express Hunky Dory è “il capolavoro di una grande mente”. Nonostante recensioni tanto brillanti, inizialmente l’album non riscuote grande successo, almeno fino all’uscita del disco seguente (Ziggy Stardust). Ciononostante, secondo Bowie, gli ha assicurato “per la prima volta un vero pubblico”.
Disco d’oro e di platino
La riscossa di Hunky Dory avviene qualche anno dopo, per l’esattezza il 25 gennaio 1982, quando la British Phonographic Industry (BPI) gli assegna il disco d’oro e di platino per il numero di album venduti. Nel 1998, il libro The Guinness Top 10 of Everything, indica Hunky Dory come il secondo successo commerciale di Bowie nel Regno Unito.
Formazione e tracce
Ecco la formazione di Hunky Dory. David Bowie: voce, pianoforte, chitarra, sax alto e tenore – Mick Ronson: chitarra e mellotron – Mick “Woody” Woodmansey: batteria – Trevor Bolder: basso e tromba – Rick Wakerman: pianoforte Le tracce, tranne dove indicato, sono scritte da David Bowie. Lato A: Changes - 3:37, Oh! You Pretty Things - 3:12, Eight Line Poem - 2:55, Life on Mars? - 3:53, Kooks - 2:53, Quicksand – 5:08. Lato B: Fill Your Heart (Rose - Williams) - 3:07, Andy Warhol - 3:56, Song for Bob Dylan - 4:12, Queen Bitch - 3:18, The Bewlay Brothers - 5:22.