20-03-2024 ore 15:24 | Rubriche - Medicina e salute
di Giulia Tosoni

Alzheimer, creare una cultura del rispetto a partire dalla comunità. 'Una città più inclusiva'

L’impegno di un’intera comunità per costruire una cultura del rispetto e della conoscenza verso le persone che soffrono di Alzheimer e le loro famiglie. Questo è il fulcro del Protocollo Alzheimer siglato dal comune di Crema con la diocesi, la Fondazione benefattori cremaschi, l’Ats Val Padana, l’Asst di Crema e l’associazione Aima. “Oggi siamo qui per presentare tutte le realtà che si occupano di questo problema sanitario", ha introdotto il sindaco Fabio Bergamaschi: "l’accordo siglato serve a rendere la città più inclusiva verso questa malattia”. L’assessore al welfare, Anastasie Musumary ha sottolineato l’importanza di coinvolgere gli enti per “creare una comunità che tutela l’anziano”.

 

Fare formazione sulla malattia

La missione della diocesi di Crema è quella di formare tutte quelle persone che quotidianamente entrano in contatto con persone fragili ha aggiunto il vescovo Daniele Gianotti. Il presidente di Aima, Arturo Bettinelli ha raccontato come l’associazione vive il malato: “noi diamo una spalla non solo alla persona fragile, ma anche ai suoi famigliari. Entrambi in Aima sono supportati da una psicologa. Ci occupiamo anche di fare sensibilizzazione nelle scuole dove spieghiamo come capire e gestire una persona malata".

 

I servizi di cure mediche

“La Fondazione benefattori cremaschi aderisce al protocollo applicando nuove tecnologie alle strumentazioni per poter offrire delle cure di qualità. Dal bando della fondazione comunitaria abbiamo ricevuto 20 mila euro che useremo per installare 21 sensori, uno per letto, necessari a monitorare anche nel sonno i nostri pazienti”, ha spiegato Bianca Baruelli di Fbc. Il direttore generale dell’Asst di Crema, Alessandro Cominelli ha sottolineato quanto sia complesso il caso della demenza: “il nostro sforzo continuo è quello di formare un’ottima equipe medica, capace di prendersi in carico la malattia". Il direttore generale dell'Ats Val Padana, Ida Ramponi ha concluso dicendo che "il tavolo qui presente rappresenta la presa in cura della fragilità".

1990