20-03-2016 ore 13:11 | Rubriche - L’oasi
di Tiziano Guerini

L'oasi. C'è l'isola e l'Isis, dal sottile compiacimento allo scrivano Bartleby

L'oasi. Come suggerisce il titolo potrebbe trattarsi di un luogo dove trovare ristoro, ma anche di un territorio isolato. L'obiettivo è offrire uno spunto di riflessione, non necessariamente polemico, su temi d'attualità. Chiunque può commentare sulla nostra pagina facebook o scrivere a [email protected]. Buona lettura.

 

L'isola dei famosi

Da qualche tempo è ripresa la messa in onda del programma tv L'isola dei famosi, undicesima edizione! Confesso di aver seguito, all'epoca, le prime edizioni di questo programma, curioso di scoprire le sottili variazioni della dimensione psicologica individuale dei protagonisti che sempre viene esaltata da una convivenza forzata. Ma ora la trasmissione, solo a sentire della sua ripartenza, mi ha dato un certo fastidio che è diventato presto una sorta di leggera nausea. Ho capito il perché.

 

Sottile compiacimento

Vedere lo spettacolo di falsi naufaghi, con fame volutamente indotta, con una nostalgia che è un sottile compiacimento di sé, o che al più sollecita una facile e gratuita commozione, mi ha immediatamente richiamato altri naufraghi, altra povertà, altra disperata nostalgia: situazioni drammatiche non indotte artificiosamente ma causate da vere tragedie umanitarie. I profughi.

 

Senso di colpa

La globalizzazione è anche questo continuo confronto che ci incombe dai notiziari fra chi ha e chi non ha, fra chi può e chi non può, col dibattito se sia peggio patire la fame o morire per la guerra; e noi a fare i conti con un nostro drammatico senso di colpa e nello stesso tempo di personale impotenza. “Come è vero - scrive Herman Melville in Bartleby lo scrivano - e tremendo, che fino a un certo punto il pensiero e lo spettacolo della miseria suscitano i nostri sentimenti migliori, ma che in certi casi, esiste un limite oltre il quale non è più così. E sbaglia chi sostiene che tutto ciò deriva dall'innato egoismo del cuore umano: no, scaturisce semmai dal senso di impotenza che si può provare di fronte a mali troppo gravi e incurabili”. Peggio del non far nulla è la sensazione dell'impotenza!

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