20-01-2021 ore 18:32 | Rubriche - Medicina e salute
di Andrea Galvani

Crema. Diversabilità, il Dopo di noi e il diritto a un'esistenza indipendente e in autonomia

“Si parla spesso sui disabili, ma questi ragazzi hanno poca voce”. Perciò, in un mondo chiassoso e poco attento, spesso si rischia di non coglierne il sussurro. Di non comprenderne le esigenze. Al contrario, prestando ascolto, si ha l’opportunità di esserne arricchiti. Di partecipare all’integrazione e al superamento dei pregiudizi, all’attivazione delle risorse del territorio, contribuire alla differente organizzazione degli spazi e dei servizi. Alla costruzione di progetti individuali formulati su interessi e necessità reali. Al reciproco riconoscimento. All’eguaglianza. “Come racconta la presidente dell’associazione Diversabilità, Giovanna Barra, “la prima fase dell’emergenza sanitaria è stata vissuta con estrema difficoltà. I servizi legati a centri diurni e quelli che si stava costruendo per il Dopo di noi sono rimasti in stand by”.

 

Autonomia e indipendenza

Prima della chiusura totale, dell’ormai famigerato lockdown, “con grande difficoltà si stava cercando di creare una situazione di autonomia e di indipendenza anche dai genitori grazie a questi servizi e improvvisamente per due mesi siamo rimasti bloccati”. L’associazione si è mossa a vari livelli. Ha fatto pressione all’Ats e alla Regione: “Siamo finalmente riusciti a farci sentire e i centri diurni hanno ripreso a funzionare”.

 

Vivere anche senza genitori”

“Il Dopo di noi, soprattutto per genitori che avanzano con l’età, non è stato facile da mettere in pista, soprattutto partendo dal sollievo. Significava che i ragazzi uscivano di casa a fare un fine settimana, potevano viversi con altri gruppi, capire che potevano vivere anche senza genitori. Dopo tutta questa fatica, con la chiusura della prima ondata, si è reso necessario ricominciare da capo e rifare tutto il lavoro”. Eppure aveva dato ottimi frutti la sperimentazione con la Fondazione Robbiani a Soresina: “avevamo inserito dei ragazzi in una casa attrezzata per 10 persone. Ha permesso loro di ospitare anche fratelli con patologie più complicate. Li ha resi felici, non volevano tornare a casa”.

 

Condivisione e consapevolezza

Come ricorda Giorgio Marchesini, “non si vive con i se, ma coi nonostante”. La legge 112 del 2016 prevede vari interventi ed iniziative, appartamenti dedicati… ma nel nostro territorio mancano strutture per il sollievo”. Significa che nel momento in cui genitori hanno bisogno di riposo o di cure, i ragazzi non hanno un posto dove andare. Ciò che più preoccupa è il futuro, il Dopo di noi: di quel giorno in cui i genitori non ci saranno più. Raccontando la storia del figlio agli studenti, Giovanna ha spiegato che “Alberto è stato in grado di percepirsi e di accettarsi nel suo limite molto meglio di quanto abbiamo saputo fare noi. È stato un lavoro ottenuto grazie alla condivisione. Ha sempre avuto dei suoi momenti, dove si è potuto vivere. Ha cresciuto in lui la serenità, fin da piccolo ha creato in lui la consapevolezza che poteva viversi anche senza di noi”. Giovanna Barra ha pubblicato tre volumi molto preziosi: Le A della mia vita, Qualcosa di me Nel mondo fantastico di Alberto

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