Stare accanto fino alla fine della vita. Anche quando è prossima. Soprattutto quando è prossima. “La morte per chi lavora in cure palliative non è un evento negativo dal quale fuggire, ma la fine di un percorso”, la conclusione naturale della vita. Il tema della tesi di laurea in infermieristica di Carlotta Savoldi, dal titolo L'infermiere di cure palliative: strategie di coping' potrebbe sembrare triste. In realtà racconta un ruolo ricco di umanità, che pone al centro del suo agire il benessere dell'assistito. “Secondo il codice deontologico, in ogni ambito clinico il tempo di relazione è tempo di cura”. Ma nelle cure palliative lo è di più. “Il paziente è al centro di ogni attenzione e dagli infermieri viene ascoltato attivamente”. Non si tratta di sentirlo, ma di ascoltarlo. Per davvero. Di instaurare con lui un dialogo “franco e basato sulla fiducia”.
Il ruolo della famiglia
È la potenza dei legami autentici, che non si fermano alla superficie. “La presa in carico nell'unità operativa di cure palliative deve necessariamente essere multidisciplinare ed integrata” e deve riguardare anche la famiglia. “I familiari giocano un ruolo importante per il benessere dell'assistito. É necessario instaurare un'alleanza con i parenti: preziosa, ma spesso difficile da costruire. “Il segreto sta nel far capire che si vuole il bene del paziente. Che la nostra presenza allevia dolore, tanto all'assisto quanto alla famiglia”. Gli infermieri lo dimostrano con delicatezza. Si fanno spazio nella vita degli altri ed abbracciano il dolore. Consapevolmente. “Chi lavora in cure palliative lo fa per scelta, non si trova lì per caso”. Sa che può fare la differenza in ogni momento con piccoli gesti. “In cure palliative ci si prende cura nell'accezione più nobile del termine”. Si lavora in equipe, nel rispetto dei ruoli, ma senza prevaricazioni. “Il confronto con i medici è frequente”.
Strategie di coping
Nel suo lavoro Carlotta ha dimostrato come lo stress del personale infermieristico sia per lo più generato dal contesto d'appartenenza dell'assistito, non dall'assistito in sé e per sé, né da questioni organizzative e gestionali. “Ho intervistato infermieri di quattro strutture di cure palliative del territorio, due di cure domiciliari e due hospice. I sentimenti negativi provati dagli infermieri vengono per lo più generati dalla famiglia, quando evita la verità”. Diverse sono, in caso di stress, le strategie di adattamento, di coping, appunto, attuate dal personale infermieristico. “Intanto, l'approccio prediletto è quello centrato sulle emozioni e non sul problema”. Per sconfiggere la tristezza sono diversi i rimedi, ma su tutti vince “la condivisione in gruppo”. “È il modo migliore per trovare la strategia più adatta”. Per stare meglio. Insieme. Racconta le conclusioni e chiude la tesi. La laurea è stata discussa. “Ora lavoro. Ho poche foto di quel giorno”. Ma è stato un momento importante. Anche perché dare l'opportunità alle emozioni di esprimersi è bello. Sempre. In ogni momento della vita. Serve a raccontare ciò che siamo. E che saremo.