Era il 2007, in un mondo nel quale il genio creativo di Alessandro Michele non aveva ancora mostrato una estetica genderless, quando Cate Blanchett vinse la coppa Volpi a Venezia per la sua interpretazione di Bob Dylan in Io non sono qui. And take me disappearing through the smoke rings of my mind. Introduco in questo modo perché in un certo qual senso ho sempre pensato che una forma di sensibilità maggiormente femminile sia la più adatta a interpretare Bob Dylan. Perché i vari De Andrè, De Gregori, Brian Ferry eccetera possono anche omaggiare e riadattare i suoi brani, ma è nel loro equivalente a doppia X che vi ho sempre trovato una maggiore verità di fondo (amo a dismisura la Just like a woman di Charlotte Gainsbourg ad esempio).
Free Trade Hall
Accolgo quindi con molta curiosità questo progetto di Cat Power di riproporre in live l’intero concerto di Bob Dylan del 17 maggio 1966 alla Free Trade Hall di Manchester. Quello che erroneamente è sempre stato chiamato il The Royal Albert Hall concert. Quello che da molti critici è considerato il miglior concerto di sempre. The ghost of 'lectricity howls in the bones of her face. Where these visions of Johanna have now taken my place. Un concerto imprescindibile per svariati motivi, sia testuali (raccoglie probabilmente i vertici artistici di Dylan della sua “trilogia elettrica” Bringing it all back home – Highway 61 Revisited e Blonde on Blonde, almeno a parer mio) sia attitudinali, restituendo un artista sempre in lotta con se stesso e l’immagine attribuitagli dal pubblico.
Dal folk al rock
Se nel ‘65 con Bringing it all back home iniziava ad allontanarsi dal mondo folk che lo aveva accolto, è con gli altri due album citati che abbandona definitivamente tali vesti per abbracciare quelle di rockstar, incontrando l’odio dei fan della prima ora. Un qualcosa che lo ha sempre contraddistinto nella sua carriera da quel momento in poi. Iconico e ormai leggendario il ‘Judas’ urlatogli appena prima di Like a rolling stone, al quale risponde rivolgendosi alla Band con un ‘Play a fuckin roll’. Negli anni molti hanno provato a omaggiarlo direttamente o indirettamente (nei primi anni 2000 Robyn Hitchcok ripropose in live la parte elettrica di questo concerto) ma nessuno ha mai provato a riproporlo nella sua interezza prima di Cat Power. But something is happening and you don't know what it is. Do you, Mr. Jones? In perfetto orario si presenta sul palco del meraviglioso Anfiteatro del Vittoriale accompagnata da piano, chitarra e armonica per il primo set, quello acustico. Vengono riproposte, fra le altre, Mr. Tambourine man, Just like a woman, Desolation Row e Visions of Johanna. Rispetto alla versione originale, in cui la voce anfetaminicamente stonata di Dylan regnava sovrana, in queste versioni prevale un sottofondo di dolcezza. All’anfetamina, Cat Power risponde con il velluto.
You break just like a little girl
Il secondo set, quello elettrico in cui Cat Power viene raggiunta dalla sua band al completo, ripropone tutte le hit presenti su quei leggendari dischi, da quelle più cupe come Ballad of a thin man (satira sul governo americano, incapace di comprendere la controcultura del tempo), a quelle più ironiche, tipo Leopard skin pillbox hat: (“Oh sì ho visto hai un nuovo fidanzato, ti sei scordata di chiudere la porta del garage”. Perché il cuore spezzato era indigesto ai futuri premi Nobel anche nel 1966) per poi chiudere con Lei, la canzone perfetta: Like a rolling stone. La canzone che più di ogni altra può giustamente essere considerata la migliore di sempre, quella che ha rivoluzionato ogni concezione di grammatica, di durata, di linguaggio all’interno di una canzone.
How does it feel?
I testi di Dylan sono sempre stati ambigui, polivalenti, pieni di giochi di parole, come dissi già in passato, è letteratura beat prestata alla musica. È arte nella sua forma più pura che deve essere celebrata. E se lo stesso Dylan non ritiene di voler suonare queste canzoni live, ben vengano questi progetti. Non è nulla di diverso da quando nelle nostre piazze rievochiamo Dante Alighieri. Io stesso non ascolto Dylan così spesso come in passato. Tuttavia rileggendo queste parole, in cui non ho quasi mai parlato di Cat Power se non di riflesso, mi rendo conto che forse sì, continua a restare il termine di paragone dei miei gusti letterari e musicali. Alla prossima. Like a complete unknown.