19-05-2014 ore 14:32 | Rubriche - Fuori dal coro
di Emanuele Mandelli

A Crema il Carnevale è una cosa seria. Dalla miss sexy alla stampa esclusa, passando dagli 8 euro del biglietto d’ingresso. La strategia comunicativa che manca

Siamo al via di questo mese di sfilate, quattro da un paio di anni. Tempo permettendo fino alla prima decade di marzo saremo qui a parlare di carri, gruppi, sfilate e iniziative collaterali. Un comitato, tre gruppi, tre spiriti molto diversi. A Crema il carnevale è una cosa seria, molto seria.

 

Miss da sexy shop

In settimana l’addetto stampa ufficiale ci ha tenuto a prendere le distanze dalla miss da sexy shop, eletta scherzosamente da uno dei tre gruppi, i “soliti” Pantelù, che sono tra le anime della manifestazione, quella più ludica e forse vicino allo spirito originale: a carnevale ci si maschera e si ricorda il dio Dioniso, il dio greco dei baccanali.

 

Perbenismo

Perché farlo? Una bella domanda priva di risposta. Perbenismo mascherato da politicamente corretto? Come se un qualsiasi riferimento alla sessualità giocosa fosse sconveniente. Il carnevale a Crema è dannatamente serio. E anche difficile da seguire. Forse sono scherzi del comitato, forse sono scelte: ogni anno fare la cronaca della manifestazione è sempre più difficile per la stampa locale.

 

Noi non ci saremo

I pass per l’ingresso della stampa vengono dati in ritardo, col contagocce, con la richiesta di essere il meno possibile lungo il percorso, e con l’obbligo di consegnare gratuitamente al comitato, il materiale audiovisivo che gli operatori della stampa producono durante le sfilate. Ma perché? Allo stato attuale alla nostra redazione non sono ancora stati recapitati i permessi per accedere alla sfilata di apertura. Se non dovessero arrivare non ci presenteremo di certo all’ingresso della parata: ai nostri lettori verrà a mancare la cronaca dell’evento.

 

La diffidenza verso la stampa

L’abbiamo detto: il carnevale è una cosa seria. Non vogliamo di certo fare una lezione di comunicazione ai tanti volontari che lavorano alla manifestazione, sotto questo aspetto ci sono stati anche dei miglioramenti rispetto agli scorsi anni: c’è un sito e una pagina Facebook. Ma rimane quella strana diffidenza verso la stampa locale di cui ci siamo chiesti tante volte il motivo.


Ma perché?

Senza la stampa la manifestazione non esisterebbe. Eppure se ci si reca al capannone dove vengono assemblati i carri ci sono cartelli di divieto di fare foto e riprese in ogni angolo, come se il lavoro fosse un segreto di Stato e l’uscita di foto in anticipo fosse un danno invece che una bella pubblicità.

 

Cambiare si può?

Ma sono tante le considerazioni da fare. Le sfilate erano tre e sono diventate quattro, a pagamento. Per un mese la città di domenica è paralizzata dallo svolgimento della manifestazione. Il pubblico arriva per la maggior parte da fuori Crema, e va bene. Ma non sarebbe sensato ad esempio offrire una sfilata gratuitamente? O ridurre le domeniche da 4 a 2 e puntare su uno svolgimento più fruibile?

 

Cambiare si deve

Insomma la formula è immutata da anni. Cinque carri, tre gruppi, sfilate blindate. Anche la tortellata, che pareva la versione estiva del carnevale, immutata ed immutabile, ha subito un restyling che le ha fatto solo bene. Forse sarebbe tempo di restaurare anche questa manifestazione.

 

Il Carnevale degli altri

Che formula adottare quindi? Abbiamo dato un occhiata ai tanti altri carnevali italiani eccellenti. Il carnevale di Venezia, il carnevale per antonomasia, è gratuito. In piazza San Marco c’è solamente un’area riservata il cui accesso costa dai 5 ai 100 euro. A Ivrea l’ingresso costa 5 euro, ma attenzione: per i residenti e per i bambini fino a 12 anni è gratuito. Questo porterebbe i cremaschi diffidenti a fare un giro alle sfilate. A Viareggio l’accesso costa dai 10 ai 15 euro, ma ci sono tribune su cui accomodarsi per godere la sfilata. Insomma le idee si potrebbero prendere anche dalle altre manifestazioni.

 

E il Bit?

Ultima considerazione sulla strategia comunicativa del Comitato va fatta per forza parlando dello svolgimento della Borsa Italiana del Turismo, il Bit. Per anni lo stand legato alla manifestazione è stato presente al Bit. Ieri ad esempio è stato presentato il progetto Made in Crema. Adesso del carnevale non si vede più neppure l’ombra. Si dice che la scelta di non partecipare sia stata fatta dallo stesso comitato: non porta nulla alla manifestazione, in sintesi, la motivazione. E’ davvero così o è una vox populi? Lo chiediamo a loro. Se questa voce fosse fondata sarebbe un altro mattoncino nella strategia comunicativa suicida della manifestazione cremasca.

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