L'urgenza di revisione delle linee guida (rimaste ferme al decreto ministeriale del 2010, ormai obsoleto), un inquadramento aggiornato del comparto delle fonti rinnovabili attraverso un lavoro congiunto tra il Ministero della transizione ecologica, quello dello sviluppo economico e quello della cultura, il varo di un testo unico che semplifichi gli iter di autorizzazione degli impianti, definisca in modo univoco ruoli e competenze dei vari organi dello Stato e dia tempi certi alle procedure. Infine, una maggiore partecipazione dei territori. Sono queste le principali richieste che Legambiente rivolge agli organi istituzionali, in occasione del nuovo report Scacco Matto alle rinnovabili. Tutta la burocrazia che blocca lo sviluppo delle rinnovabili favorendo gas e finte soluzioni.
Le rinnovabili non decollano
Il quadro che emerge non è incoraggiante: le rinnovabili non decollano. Gli obiettivi europei climatici che prevedono una riduzione del 55 per cento delle emissioni al 2030, rispetto ai livelli del 1990 e una copertura da rinnovabili del 72 per cento per la parte elettrica sono a rischio. Avanti di questo passo li raggiungeremo non prima del 2100. Eppure, secondo Legambiente, “se anche solo il 50 per cento delle rinnovabili oggi sulla carta arrivasse al termine dell’iter autorizzativo, la nostra penisola avrebbe già raggiunto gli obiettivi climatici europei”. La problematica più evidente è, per l'appunto, rappresentata da “una burocrazia farraginosa, ma anche da blocchi da parte di amministrazioni locali e regionali e spesso dalla disinformazione dei cittadini”.
Poca chiarezza
Le procedure di rilascio delle autorizzazioni sono lente, pesano “ vincoli da parte delle sovrintendenze, norme regionali disomogenee tra loro, cui si aggiungono contenziosi tra istituzioni”. “La poca chiarezza dei processi attuativi e la contraddittorietà di alcune norme sono spesso causa delle opposizioni dei territori all’installazione di impianti che possono rappresentare una svolta importante per la produzione di energia pulita – chiarisce Damiano Di Simine, coordinatore scientifico di Legambiente Lombardia –. Anche in Lombardia è urgente snellire le procedure, in particolare per la realizzazione dell’agrivoltaico, in grado di produrre elettricità come integrazione e non sostituzione della coltivazione agricola per le comunità energetiche che usano localmente energia prodotta da fonte rinnovabile”. L'intento è quello di “scardinare la logica Nimby un po’ troppo utilizzata sui nuovi impianti, a discapito di un processo di rinnovamento importante per contrastare il cambiamento climatico”.
'Tempi infiniti'
Come spiega Katiuscia Eroe, responsabile energia di Legambiente: “le attuali regole e procedure portano i tempi medi per ottenere l’autorizzazione alla realizzazione di un impianto eolico a 5 anni (contro i 6 mesi previsti dalla normativa). Tempi infiniti per le imprese, ma soprattutto per la decarbonizzazione, che ha bisogno di un quadro normativo composto da regole chiare e semplici da applicare, e che dia tempi certi alle procedure. Sono necessarie linee guida che indichino come le diverse tecnologie debbano essere realizzate pensando sia agli obiettivi di decarbonizzazione nel 2050, quanto al modo migliore di integrarle nei territori. È fondamentale mettere al centro le esigenze dei territori, passando per una partecipazione attiva e costruttiva degli stessi, in grado di far realizzare 9 GW di fonti rinnovabili l’anno da qui al 2030”.