17-07-2023 ore 20:01 | Rubriche - Costume e società
di Andrea Galvani

Vivere ancora. Il potere dei senza potere: o degli invisibili, degli irriconoscibili, degli indesiderati

“Solo con una vita migliore si può costruire anche un sistema migliore”. Prendiamo in prestito Vaclav Havel (invitando nel contempo ad approfondire la sua opera) per introdurre una nuova tappa di Vivere ancora, il progetto di Cremaonline in collaborazione col centro ricerca Alfredo Galmozzi. Dedicato alle fragilità del territorio, racconta due storie dense di vita, di profonda umanità, ma soprattutto di rinascita. Interviste nell’ambito della rete dei servizi sociali di Crema. Di chi, quasi senza accorgersene, entra in una spirale distruttiva, seguendo il divertimento e probabilmente l’incoscienza, la volontà di potenza della giovinezza. Di chi un giorno si ritrova davanti ad un potere opprimente, una profonda ingiustizia, una disarmante disumanità. Di chi all’improvviso incontra sulla propria strada la banalità del male. E come tale si scopre svuotato.

 

Il virus del licenziamento

Come racconta Mario, “essere licenziati è un brutto virus, perché fa attorno a te un gran deserto”. Di punto in bianco si appare inutili, o peggio, fragili. Peccato mortale, addirittura bisognosi di aiuto. E questo spaventa, quasi sempre rende invisibili, indesiderati. Irriconoscibili. Potere subdolo, che invoglia a punirsi e ne giustifica la ricerca. La storia di chi, all’improvviso, deve fronteggiare l’indifferenza, la solitudine ed è costretto a trovare dentro se stesso o nei propri affetti, i figli o l’amore infinito e supremo di una madre, la saggezza, l’energia, la motivazione, il senso per risalire. Di chi affronta l’umiliazione e il disprezzo altrui. E coglie quanto potente sia il sovvertimento di questa angosciante situazione: “Mi sono reinventato, non pensavo che a quell’età ci si potesse reinventare”.

 

Il senso e la certezza

E senza rinnegare nulla, di chi ha avuto il coraggio di guardare in faccia i propri incubi. E giorno per giorno, un passo alla volta, di perdonarsi, concedendosi la possibilità di un nuovo inizio. Cambiando le proprie abitudini, introducendo nella propria vita elementi positivi. Aria fresca. Il donarsi agli altri. Fare di se stessi uno strumento del cambiamento, antidoto al totalitarismo, forma d’arte priva di padroni. Del resto, come insegna Havel, il drammaturgo cecoclovacco che ha trovato nel dissenso il potere dei senza potere, “la speranza non è la certezza che una cosa andrà a finire bene, ma la certezza che quella cosa ha un senso comunque vada a finire”.

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