Superare gli stereotipi, risolvere i problemi, lavorare insieme, sapersi aiutare, trovare soluzioni originali. Sono alcuni dei nodi irrisolti nel mondo adulto e rappresentano una sfida educativa di straordinaria importanza sin dalla tenera età. Alla scuola primaria di san Bernardino abbiamo trovato le risposte a tutte queste domande, trascorrendo alcune ore in compagnia di insegnanti e alunni davvero molto speciali. La ricetta è davvero semplice, ma per conoscerla serve un pizzico di pazienza.
L’occasione e l’idea
La nostra storia inizia tempo fa. Dall’incontro degli studenti col signor Giuseppe alla Festa dell’albero. Così la racconta lui: “Eravamo alla Pro loco, alla mostra dei diorami storici. Le maestre mi hanno chiesto se potevo fare un progetto con materiale di riciclo”. Lui accetta, ma all’inizio serve tempo. Bisogna darsi spazio, imparare a conoscersi. “Non sapevo come rapportarmi, anche se ho cinque nipoti e sono abituato a stare coi bambini”. Ciò che unisce è il riconoscimento reciproco, il rispetto. Ed ecco che “con parole semplici”, una “persona molto paziente soprattutto con noi piccoli”, riesce a rompere il ghiaccio, a trasmettere i suoi insegnamenti con la dolcezza e la complicità come solo i nonni sanno fare.
La partecipazione
D’incanto il “materiale riciclato” smette di essere uno scarto, un rifiuto e torna ad aver valore. Il senso di comunità, anche in un quartiere come san Bernardino, consente a tutti di sentirsi partecipi, ciascuno con le proprie peculiarità, con la propria storia di vita, con le proprie tradizioni. A partire dai banchi di scuola, centro vivo, pulsante, promotore di insegnamenti e valori, vengono “coinvolti genitori, nonni e vicini di casa”. Il laboratorio prende forma e supera le parete della classe: “Tutto sembrava semplice e non abbiamo avuto paura di sbagliare”.
Il mondo della scuola
Si lavora “con geometria, geografia, scienze ed educazione civica, perché si parla di un apprendimento cooperativo”. L’allestimento del presepe (che a dicembre sarà in mostra nella chiesa di san Bernardino entro le mura), passa da varie fasi: ognuna è un passaggio da interiorizzare. Fanno crescere: “Ideare, progettare e concretamente realizzare un manufatto del genere, a partire da qualcosa destinato ad essere buttato via, è un modo pratico e concreto di insegnare ai bambini a riciclare”. Terre lontane, conoscenze, sapori e saperi che rischiano di scomparire, ritrovano una terra nella quale rifiorire. Le insegnanti Eleonora Martone ed Antonella Oberti riassumono con queste parole il senso dell’iniziativa: “Sono tutti diversi ma si muovono tutti in un’unica direzione, l’adorazione, la valorizzazione del bambino: è esemplificativo rispetto a ciò che dovrebbe essere, per noi, il mondo della scuola”.
L’incontro delle culture
Giorno dopo giorno nasce “un grande presepe costruito dai bambini per portare un mondo lontano lontano alla nostra quotidianità”. L’impresa “ha richiesto il contributo di tutti, nessuno escluso”. I bambini sono orgogliosi di mostrarci il frutto del loro lavoro, del loro talento. Di spiegarci il perché delle loro scelte. Incollano alberi, creano dune e dispongono personaggi. Dipingono le stelle e poi ci guardano quasi stupiti quando chiediamo come si fa: “Ci siamo aiutati. Culture diverse si sono incontrate superando le diversità. Tutti avevamo un obiettivo da raggiungere e per il quale impegnarci. Sì, il risultato è stato davvero fantastico”.
La ricetta
Queste attività, compreso l’orto didattico, consentono lo “sviluppo di competenze trasversali che con la didattica frontale non si possono raggiungere”, spiega il dirigente scolastico, Attilio Maccoppi. Per l’assessora all’istruzione e alle pari opportunità Emanuela Nichetti, si tratta di un “progetto di inclusione per tutti”, di una “esperienza che vede genitori e amministrazione comunale accanto alle scuole. Si lavora tutti insieme per rendere migliore l’ambiente nel quale si vive”. Al di là di tanti discorsi, in fin dei conti, ora possiamo svelarlo, la ricetta è semplice: “basta poco, una scatola di biscotti, un po’ di Vinavil e la voglia di vedere oltre”.