15-09-2023 ore 18:21 | Rubriche - Musica
di Matteo Raise

Diva per necessità e artista per vocazione. Bjork in concerto a Milano con il Cornucopia tour

Difficile provare a recensire un concerto di Bjork, ma proviamoci. Il 12 settembre ad Assago è andata in scena la prima delle due date italiane di Cornucopia, in attesa della prossima a Bologna il 23 settembre. Nel momento in cui Bergur Porisson, il musicista preposto agli electronics, inizia a suonare dell’acqua in Blissing me, il mio termine di paragone con qualsiasi cosa abbia mai visto inizia a mancare.

 

Andare in scena

Quando parlo di “andare in scena” non credo di utilizzare un termine improprio. Cornucopia è più una immensa, meravigliosa, installazione d’arte moderna piuttosto che un concerto propriamente detto, con i pregi e i difetti che questo può comportare per un artista quale Bjork che, almeno negli ultimi 15 anni, è sempre stata tacciata di comunicabilità artefatta. Cornucopia rappresenta Bjork nel modo in cui Lei stessa intende essere vista. Un insieme tecno-organico di carne, suoni, natura, tecnologia. Bjork è sempre presente sul palco, con i propri costumi di scena, uno più tondeggiante per la durata del concerto e uno da ninfea per i bis, ma è anche contemporaneamente trasfigurata come avatar all’interno delle videoinstallazioni ad opera di Tobias Gremmler, Andy Huang, Nick Knight e M/M che, in termini di qualità artistica, superano per distacco qualsiasi filmato possiate mai aver visto in uno spettacolo dal vivo. E’ se stessa e al contempo altro da sé.

 

Una nuova arcadia

Il tema dello spettacolo è una utopia (come il titolo del suo penultimo album, oggetto principale dello spettacolo, venendone suonate 11 delle 14 tracce) in cui natura e tecnologia cercano di coesistere in un nuovo universo arcadico. Ad accompagnare Bjork sul palco oltre a Porisson, Manu Delago alla batteria, l’arpista Katie Buckley e il collettivo femminile di flauti Viibra (“Flute rocks” urlerà in una delle sue poche concessioni al microfono). L’eterno cruccio di uno spettacolo di Bjork è la scaletta: completamente assenti i grandi classici, per uno spettacolo di 90 minuti che attinge per la quasi totalità dal penultimo album (Utopia) e dall’ultimo (Fossora). Le poche canzoni del passato (tra cui Isobel, Venus as a boy) risultano invece riarrangiate in nuove forme, adattandosi allo spettacolo live. Diva per necessità e artista per vocazione, divisiva come pochi, amata e odiata a fasi alterne dai suoi stessi fan, rimane creatrice di uno spettacolo che probabilmente nessun altro potrebbe realizzare, che non farà innamorare i suoi detrattori, ma che, almeno una volta nella vita, andrebbe visto. Anche solo per dare concretezza alla parola “meraviglia”.

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