Il 31 dicembre scorso il regista Luca Guadagnino ha rilasciato una lunghissima intervista a Badtaste.it e per qualche secondo ha parlato di Crema, annunciato il trasferimento a Milano e fornito qualche elemento per i fan. Se non desta scalpore la notizia in sé – visto che san Martino capita a molti – è un altro passaggio a solleticare la polemica o la battuta salace in città. “Ho fatto l’errore clamoroso di girare Call me by Your Name a Crema, non si deve mai girare un film nella propria casa”. Apriti cielo.
Qui non è Hollywood
Com’è noto il film ha avuto un travolgente successo, anche se per settimane s’era discusso dei “disagi” dovuti al set, della chiusura di strade e negozi per consentire le riprese. Guadagnino ha vissuto quel periodo avvertendo una “ostilità brutale”. In riva al Serio, tra vicoli e bar, soprattutto nell’antico e maestoso palazzo di piazza Premoli, arricchito da uno straordinario cedro del Libano, il regista palermitano aveva trovato quella che definisce “anonimia”. Per i cremaschi invece è “riservatezza”: condizione indispensabile e non commerciabile; del resto, come ben sa, qui non è Hollywood.
La piccola città
E poi, come s’insegna nell'antica via Giardino, ‘anonimia’ significa “assenza voluta o fortuita del nome” - dice niente Call me by your name? - oppure “la condizione dell'uomo il cui modo di essere si inscrive nella banalità del quotidiano”. Chissà che nella scintillante e multiculturale Ville lumière, lasciati gli orizzonti bassi del mare di pianura, possibilmente evitando 'i gilet gialli' non s’imbatta nel pensiero di Martin Heidegger o gli arrivino le parole del maestro di Pavana e della sua poesia: Piccola città. E nel caso capitasse, chissà che non sopraggiunga il desiderio o l'urgenza di darne una lettura cinematografica. Come suol dirsi in questi casi: grazie di tutto, ma soprattutto buon viaggio. In allegato l’intervista integrale. Il legame con la città non si spezza: entro le mura continuerà a vivere sua mamma. Lei sì protetta dall'anonimato. (Ha collaborato Andrea Aiolfi).