12-05-2021 ore 19:28 | Rubriche - Medicina e salute
di Gloria Giavaldi

Asst Crema. Giornata degli infermieri: 'vicini alle persone per il bene della nostra città'

La tua vita nelle mie mani”. Tanti colori, qualche impronta, per raccontare l'essenza di una professione che coniuga scienza ed umanità e regala benessere in ogni attimo di vita. Nella Giornata internazionale della professione infermieristica, sono proprio coloro che si prendono cura a raccontarsi. A mettersi a nudo, descrivendo le loro passioni, i loro punti di forza e le loro fragilità, il loro desiderio di prendersi cura di se stessi per curare meglio. Nell'atrio dell'ospedale Maggiore di Crema sono esposte le opere degli infermieri Piergiuseppe Sottura, Lucia Rava, Rosella Orsini, Marta Guastaldi. Dai bonsai, ai quadri, passando per uova dipinte. “Quest'anno abbiamo voluto esserci, raccontarci, metterci a nudo per rafforzare il legame con la cittadinanza” spiega Annamaria Bona, responsabile del servizio infermieristico di Crema. “Gli infermieri sono persone, con le loro fragilità ed i loro momenti di caduta, ma che da sempre dimostrano competenze e qualità. La nostra non è una missione, né una vocazione: siamo professionisti capaci di coniugare empatia e sensibilità alla tecnica e alla formazione. Miriamo al benessere nostro e degli altri”.

 

Un'unica voce

Fuori dal monoblocco ospedaliero, intanto Sabrina Galvani, Angelo GavardiMichele Marchesi, Angelo Palumbo, Luca Tommaseo, stanno accordando gli strumenti ed affinando la voce. L'evento, organizzato nel piazzale antistante la chiesa di San Salvatore e coordinato da Monica Carioni, prevede una serie di interventi musicali: da La cura di Battiato a Il mio canto libero di Battisti, passando per Un senso di Vasco Rossi fino a Che sia benedetta di Fiorella Mannoia. È un susseguirsi di testimonianze, esperienze ed emozioni. “Si alterneranno esperienze di infermieri ospedalieri, territoriali e di Rsa” continua Bona. “Le esperienze sono diverse, ma la nostra è un'unica voce: gli infermieri del territorio cremasco per il territorio. Non siamo una figura di supporto ad un'altra professione, siamo autonomi ed essenziali nei percorsi di cura e di presa in carico. Lavoriamo in equipe con diversi professionisti per garantire la salute: il malato non è un'esclusiva di nessuno. Siamo persone che vogliono esserci per sé, per fare meglio anche per gli altri”. Secondo Enrico Marsella, presidente della sezione provinciale dell'Ordine delle professioni infermieristiche, “la pandemia ha fatto capire al cittadino quanto prezioso sia il nostro ruolo”. In Italia gli infermieri sono oltre 450 mila , 2850 in provincia di Cremona. “La sanità non è mai un costo, ma un investimento. Ora bisogna insistere sul territorio e continuare sempre con la stessa dedizione: ci hanno chiamati eroi, ma non lo siamo. Ciò che abbiamo fatto durante la pandemia, lo abbiamo sempre fatto, fa parte di noi: è il nostro lavoro”.

 

Prendersi cura a casa

Le emozioni prendono il largo quando a parlare è la passione. “E' vero – esordisce Jessica Madravio, infermiera di famiglia in ambito Covid – in questo periodo si è consolidata una nuova visione dell'infermiere. Di colui che non opera solo in ospedale, ma si prende cura delle persone anche al domicilio. In quel contesto noi siamo gli ospiti, dobbiamo coltivare fiducia e relazione non solo con il paziente, ma anche con la famiglia: tutti possono essere validi alleati nel percorso di cura”. Sempre più spesso l'assistenza è richiesta da persone sole: “in quel caso il rapporto è ancora più profondo perché diveniamo per gli assistiti l'unico riferimento”. Tra un caffè ed una chiacchiera nascono legami: “è bello essere qui oggi – ci dice – con la consapevolezza di esserci stati e di esserci sempre nel momento del bisogno. Con il rispetto per un ruolo che non chiede a gran voce, ma silenziosamente si fa spazio per stare accanto in ogni contesto”.

 

Percezione distorta

Anche e soprattutto dove la fragilità è data dal tempo che scorre, ma sempre e comunque profuma di vita. “Lavoro in rsa – spiega Sharon Crescenzio – spesso sono colei che scandisce le giornate in una nuova casa, organizza il ritmo del reparto, osserva ogni aspetto per far sentire le persone importanti e al sicuro. Cerca di prevenire, ma quando curare diviene necessario, è pronta. Sono colei di cui spesso si ha una percezione distorta”. Ché oggi il ruolo dell'infermiere non è del tutto compreso, “ma, con il lavoro d'equipe, sa di essere fonte di sicurezza e spina dorsale della sanità”.

 

Spiegarsi

“Sa prendersi cura in modo diverso, nel rispetto della storia di ciascuno”. Valeria Cossu, infermiera di terapia intensiva riassume così l'operato di chi “gioisce per una nuova vita, per una guarigione o accompagna ad una fine dignitosa. In questi anni siamo cambiati, ci siamo specializzati, ma abbiamo sempre cercato di accogliere”. Non solo dopo il Covid. “Lo abbiamo sempre fatto – ci racconta – il Covid ci ha imposto di migliorare sul lato comunicativo: di spiegare al paziente perché non possiamo far sentire il calore delle nostre mani o mostrare il nostro sorriso dietro alla mascherina. Di spiegare chi siamo e cosa facciamo per chiarirlo meglio”. Perchè prendersi cura non è un gioco. “Il Covid – chiosa il sindaco di Crema Stefania Bonaldi, presente all'evento con il sindaco di Offanengo Giovanni Rossoni – ha palesato l'importanza di questa figura professionale, di questa cerniera tra la parte medica ed il paziente, densa di umanità e competenza. Di persone alle quali la nostra città può dire solo grazie”.

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