12-03-2021 ore 20:28 | Rubriche - Crema
di Gloria Giavaldi

Lauree in infermieristica: 'ci prenderemo cura delle persone, non solo delle malattie'

Un bouquet di rose rosse spunta tra le sedie di sala Polenghi dell'Asst di Crema. Poco più in là si avvertono la tensione ed il desiderio di concludere un percorso. Per iniziarne uno nuovo in corsia. Si sono tenute questa mattina le discussioni della tesi del corso di laurea in infermieristica dell'Università degli studi di Milano. Le candidate sono due: Emma Fioretti e Melissa Ventura. Vestono entrambe di blu. Sorridono con gli occhi. Si inizia con la prova pratica, un caso clinico da analizzare. Poi si passa alla tesi di ciascuna. Un pezzo del percorso. L'ultimo.

 

Prendersi cura

Il titolo si intravede sulla copertina: l'infermiere e il fine vita: revisione integrativa della letteratura sulle competenze degli infermieri che operano presso lungodegenze ed rsa. Melissa illustra il metodo, analizza i dati e tira le somme. Lo fa con delicatezza. Con la sensibilità di chi ha imparato ad abbracciare la fragilità. Non solo grazie ai libri. “È importante capire – dice al termine della sua discussione – non solo l'importanza di guarire una persona, ma anche quella di prendersi cura di lei”. “Non esistono solo dati oggettivi – aggiunge poi – esistono anche dati soggettivi che possono fare la differenza”. Tra questi “i legami, l'empatia e soprattutto l'ascolto”.

 

Cambiare

Il bouquet, dopo essere stata proclamata dottoressa, trova finalmente posto tra le sue braccia. “Questo percorso mi ha cambiata. Mi ha aiutato a trovare il mio posto nel mondo, ma soprattutto mi ha presa per mano e mi ha fatto scoprire una Melissa diversa, più sicura e capace di soddisfare quel desiderio vivo di aiutare il prossimo”. Soprattutto ora. “Sono molto carica, non vedo l'ora di iniziare a dare il mio contributo”. Accanto a lei Emma deve "ancora realizzare”. Sulla copertina bordeaux la scritta brilla: la didattica ai tempi del Covid – 19: percezione degli studenti del corso di laurea in infermieristica. Un lavoro pieno di tabelle, di dati, di questionari distribuiti, consultati, compresi. Fino in fondo. Perché certe emozioni Emma le ha vissute sulla pelle. “La pandemia mi ha spaventata, ho pensato di dover tardare nella conclusione del percorso”. Invece ce l'ha fatta. Nonostante l'emergenza sanitaria e l'attesa infinita prima della proclamazione.

 

Un porto sicuro

“Sono molto contenta, anche se il bello arriva ora. Mi aspetto di imparare tantissimo dall'esperienza”. Ciò che intende coltivare è chiaro da subito: “penso che l'infermiere per l'assistito sia un porto sicuro, capace di accogliere tutte le fragilità, fisiche e psicologiche”. Senza alcun giudizio. Per il momento restano le bomboniere da distribuire, i tacchi da spogliare ed i regali da scartare. Ma da domani no. Da domani Melissa ed Emma saranno pronte ad abbracciare la sofferenza. Per fare la differenza.

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