11-10-2012 ore 16:49 | Rubriche - Storia delle religioni
di don Emilio Lingiardi

Nel giorno della celebrazione liturgica del Beato Papa Giovanni XXIII, il ricordo commosso dell’arcivescovo Loris Capovilla

La Chiesa celebra oggi la festa del Beato Papa Giovanni XXIII, così deciso dal Beato Papa Giovanni Paolo II che il 3 settembre 2000, elevando alla gloria degli altari Papa Roncalli non volle il ricordo, come è tradizione, “il dies natalis”, giorno della morte avvenuta il 3 giugno 1963, ma nella ricorrenza dell’inizio del Concilio Ecumenico Vaticano II, l’11 ottobre 1962. Dato il cinquantesimo anniversario dell’evento conciliare e dell’inizio dell’anno della fede voluto da Benedetto XVI, ci siamo recati a Sotto il Monte per incontrare il segretario di Papa Giovanni, l’arcivescovo Loris Capovilla, che domenica prossima 14 compirà 97 anni, che ha risposto amabilmente e con cuore commosso alle nostre domande.

Come definirebbe Papa Giovanni?
”Uomo mandato da Dio, obbediente alle leggi eterne, docile agli impulsi dello Spirito, inserito con naturalezza nel mondo e nella Chiesa. Rispettoso del passato, incline a benevolenza nei rapporti coi contemporanei, fiducioso nell’avvenire della Chiesa e dell’umanità”.

Che cosa ha spinto il Papa a convocare il Concilio?
“Niente e nessuno lo ha spinto. L’istituzione concilio, lui l’ha trovata, non l’ha inventata, l'ha studiata, l'ha ritenuta valido strumento di comunione e di servizio. Lettore della Parola rivelata ad essa si è attenuto; non ha ripiegato un lembo della Tradizione. Prima di lui se ne contano venti”.

Qual è per lei il ricordo più vivo del Concilio?
“La preghiera che nell’aula conciliare ed in mille cenacoli si è elevata giorno e notte. La reciproca conoscenza; l’acquisizione di nuove esperienze; l’afflato ecumenico. L’intervento del Papa al conchiudersi della prima sessione, l’8 dicembre 1962: ”mentre mi piace contemplare ciascuno di voi nelle singole diocesi, una commossa compiacenza pervade il mio cuore. So infatti che, ritornando da Roma, porgerete alle vostre cristiane popolazioni la luminosa fiaccola della fiducia e della carità e resterete uniti con me nella fervidissima preghiera: la nostra attività prosegue pertanto in questa mutua fusione di preghiere e di volontà”.

Come Giovanni Paolo II ha definito il Papa del Concilio?
“Di Papa Giovanni rimane nel ricordo di tutti l’immagine di un volto sorridente e di due braccia spalancate in un abbraccio al mondo intero. Quante persone sono restate conquistate dalla semplicità del suo animo, congiunta ad un’ampia esperienza di uomini e di cose! La ventata di novità da lui portata non riguardava certamente la dottrina, ma piuttosto il modo di esporla; nuovo era lo stile nel parlare e nell’agire, nuova la carica di simpatia con cui egli avvicinava le persone comuni ed i potenti della terra”.

Qual è stato per lei il cambiamento più importante che ha portato il Concilio?
“Nessun cambiamento sostanziale nella natura e nella missione della Chiesa; le finalità del Concilio sono state vissute e dilatate. Altra cosa è l’ordinamento giuridico e disciplinare che nel corso dei secoli si esplicita meglio e si perfeziona. Mi confidò Papa Giovanni sul letto di morte: “non è il Vangelo che cambia; siamo a noi che cominciamo a capirlo meglio”.

Quale messaggio ci lascia questo anniversario?
“Il Concilio ha aperto una nuova pagina nella storia della Chiesa: i cristiani si sentono chiamati ad annunciare il Vangelo con rinnovato coraggio e con più vigile attenzione ai segni dei tempi. Il Concilio è stato davvero l’intuizione profetica di un anziano pontefice che inaugurò, pur tra non poche difficoltà, una stagione di speranza per la Chiesa e per il mondo intero”.
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