Punto di riferimento per patologie biliari pancreatiche, malattie rare come la telangectasia emorragica ereditaria, si può dire che l'Unità operativa di gastroenterologia dell’ospedale Maggiore di Crema sia privo di confini. Segue pazienti provenienti da fuori distretto, da fuori regione. Disciplina internistica, ha una competenza che può prendere in cura le persone affette da polmonite. Per questo motivo, spiega il primario Elisabetta Buscarini, nella prima fase dell’emergenza sanitaria “siamo stati coinvolti nelle forme più moderate di polmonite Covid”.
Cogliere l’attimo
Dopo una settimana, forti della consapevolezza che fosse “necessario che ciascuno facesse la propria parte”, hanno chiesto di accogliere in reparto i pazienti Covid. “Cosa teme un clinico? Teme di perdere l’attimo, la finestra giusta per l’assistenza”. Sono stati mesi molto difficili per tutti. In ospedale sono arrivate molte persone con tumori in fase “troppo avanzata”. Ad aggravare il quadro il fatto che “la popolazione fosse molto spaventata, quasi inibita” a rivolgersi alle strutture ospedaliere. Pian piano le cose sono migliorate e dal 27 aprile è stato possibile “recuperare anche i casi in arretrato”.
Sostenersi reciprocamente
Ora la situazione è diversa: “il paziente Covid ricoverato ha degli spazi dedicati. Il fatto di essere in due in stanza offre l’opportunità di una distrazione”. Di sostenersi, di non essere soli “col pensiero e nella preoccupazione di quello che stanno passando”. Gli altri pazienti “hanno un appuntamento con giorno e ora. Vengono registrati e mandati in una sala comune dell’atrio dell’ospedale, dove ricevono una telefonata nel momento in cui l’esame sta per iniziare”. Non si perde tempo, i percorsi sono chiari e definiti. I letti del reparto si trovano in un’area Covid free. “Tutto ciò che serve all’assistenza delle patologie gastroenterologiche lo stiamo garantendo”. La situazione non è semplice: “Stiamo facendo molta fatica, ci stiamo mettendo molto impegno ma lo riteniamo cruciale”. E tutto questo le persone lo hanno capito. “Il servizio prosegue e le persone non hanno timore a servirsene”.
“Ce la mettiamo tutta”
Il pensiero torna alla prima ondata. Al periodo in cui improvvisamente il personale sanitario era diventato ricco di “eroi”. Durante una delle riunioni quotidiane, si erano domandati, se dovessimo sintetizzare in una frase, un hashtag, quello che stiamo vivendo?” La risposta è stata facile: “Noi ci prendiamo cura. C’è il dato di fatto, molto semplice, di gente che ogni giorno si presenta al lavoro. E nonostante la stanchezza, ce la mette tutta”. E in ogni epoca, non solo durante un’emergenza sanitaria, la passione e il sacrificio, uniti alla grande competenza, fanno tutta la differenza del mondo.