10-10-2012 ore 09:08 | Rubriche - Storia delle religioni
di Andrea Galvani

Un frate francescano di Damasco ospite della Cattedrale di Crema. Raimondo Girgis: "la preghiera ed il dialogo disarmato sono strumenti indispensabili per la pace in Siria"

In questi giorni è stato a Crema ospite della Cattedrale un frate francescano di Damasco, Raimondo Girgis, proveniente da Ghassanih, in Siria. Il suo villaggio in questi giorni è stato occupato dai ribelli, data anche la sua posizione strategica: si trova infatti sulla montagna a circa 14 chilometri dal confine con la Turchia. Frate minore della custodia di Terresanta, attualmente è superiore del convento 'Deir El Qabir' e parroco della chiesa Latina. Specializzato in diritto canonico orientale è scrittore di diverse opere in italiano ed in lingua araba che riguardano il campo giuridico ecclesiastico.

Padre, perché a Crema?
"Perché invitato dal reverendo don Emilio, per l'amicizia che dura da tanti anni, essendo stato mio professore. Colgo l'occasione per ringraziare subito la comunità di Crema per il sostegno alle nostre opere e alla nostra attività, in risposta alla richiesta del padre custode di Terrasanta Pierbattista Pizzaballa, che con coraggio si è rivolto direttamente alla Chiesa italiana".

Di cosa si occupa in Siria?
"Abbiamo tre commissioni dirette dai frati per l'aiuto umanitario ai rifugiati di diverse province di Siria, sia per i cristiani sia per i musulmani. Le commissioni si occupano di offrire medicinali e sostenere l'affitto delle case delle varie famiglie. Inoltre ospitiamo anche bambini dai 6 ai 10 anni aiutandoli nelle materie scolastiche. Quanti sono? Attualmente seguiamo 150 bambini nel convento della conversione di San Paolo a Damasco".

Qual è la vostra attività quotidiana in Siria?
"Come francescani è nostro dovere aiutare i poveri, i malati e i bisognosi; questa è la nostra pastorale. Ci sentiamo vicini a tutto il popolo, che in questi momenti difficili sta soffrendo a causa della grande violenza. Nostro compito è di pregare per la pace in Siria".

C'è una speranza di pace a breve termine?
"La situazione è difficile, molto complessa. La gente preferirebbe si arrivasse alla pace con il dialogo e prega perché questo dono venga concesso il più velocemente possibile. Tutte le famiglie siriane, sia cristiane che musulmane, vivono questa situazione di enorme sofferenza: durante questa guerra civile vengono tutti colpiti, non solo i cristiani, anche i musulmani. C'è chi ha perso parenti o la famiglia, la casa, il posto di lavoro, chi è stato derubato di tutto. Ognuno ha bisogno di aiuto per continuare a vivere in modo dignitoso".

Qual è il ruolo dei frati in questo momento?
"Noi frati favoriamo il dialogo disarmato. Vogliamo che tutte le parti in causa, tutte le componenti della società, si ritrovino con buona volontà per discutere e trovare concretamente una soluzione giusta ed equa per tutti, che possa portare i siriani a vivere in pace come prima".
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