10-02-2016 ore 21:39 | Rubriche - Fatto di ambiente
di Alvaro Dellera

Un fatto d’ambiente. Typha latifolia, l’inconfondibile masagàt del Moso

Grazie alla preziosa collaborazione di Alvaro Dellera e di un gruppo di cremaschi amanti della natura in ogni sua declinazione, inizia oggi su Cremaonline una nuova rubrica: Un fatto d'ambiente. Il titolo vuol suggerire sia la trattazione di un singolo evento che una decisa presa di posizione nella diffusione della conoscenza e quindi della difesa del patrimonio territoriale, con la convinzione che ciascuno di noi, secondo le proprie capacità, possa contribuire a migliore l'ambiente nel quale vive, studia e lavora. Buona lettura.

 

La typha latifolia

Se c’è una pianta vascolare lacustre che meglio identifica la natura del luogo ove cresce e caratterizza la presenza di alcune specie animali, questa è la typha latifolia, il cui nome comune è declinato in mille modi: mazzasorda, coda di gatto, biodo, lisca maggiore, stiancia, batatesta, ma per noi cremaschi, è l’inconfondibile masagàt o masagàcc, maschile perché riferito alla spiga cilindrica o frutto.

 

L'attrazione fatale

Questo nome dialettale deriva dalla credenza popolare dove l’uso fantasioso e stravagante di questa pianta, la cui infruttescenza, una morbida spiga cilindrica rosso brunastra, che assomiglia ad un sigaro cubano, se usata per colpire sul naso un gatto, ne causerebbe la morte istantanea. Popola spontaneamente paludi, rive dei fossi, laghi di cava, anse di fiumi ed è improbabile non riconoscerla. Per i cultori della natura e dell’ambiente diventa un’attrazione fatale, impossibile non fermarsi, accarezzare la vellutata superficie del frutto e di nuovo stupirsi, come facevamo da bambini; scattare qualche foto avendo sullo sfondo un bel tramonto oppure imbiancata da persistenti brine invernali.

 

Unico e affascinante

La sua popolarità è pari alla sua dimensione in altezza, anche oltre i 2 metri, notevole pure l’estensione vegetativa, che insieme ad altra flora spontanea come la cannuccia di palude il carice, il giaggiolo (iris giallo) e il giunco, formano spesso il perimetro di aree lacustri, bodri, rive di fossi, stagni, lanche, estuari. Creando un ambiente naturale unico e affascinante, dall’aspetto magico e incantato. Fiorisce da maggio a giugno creando, da prima, alla sua base un folto cespuglio di lunghe foglie verdi e lanceolate, utilissime a proteggere la fauna che vive nei pressi. Le radici sono degli estesi rizomi che trattengono il terreno rinforzando le rive fangose. Insetti, anfibi, piccoli rettili e uccelli, traggono giovamento da queste formazioni vegetali sfruttando appunto la loro caratteristica di essere molto folte, quasi impenetrabili. (A lato una damigella d'acqua fotografata da Dellera).

 

L'uso antico

Un tempo, prima di divenire specie parzialmente protetta, la spiga cilindrica della tipha veniva raccolta, ripetutamente bagnata, battuta, essicata e infine, colorata a scopo ornamentale. Oppure utilizzata per creare fantasiosi giochi per i bambini, mentre le foglie robuste ed opportunamente ridotte servivano a creare imbottiture per fiaschi, sedie o damigiane. Pur essendo una pianta notevolmente resistente ad ogni forma di inquinamento e sopportando bene temperature rigide o caldissime, la sua diffusione risulta oggi molto compromessa dalla mancanza di ambienti idonei alla sua crescita.

 

Il Moso e il Marzale

Il Cremasco era un’area dove il masagàt si trovava quasi ovunque ed il Moso era l’eccellenza, ma lo si poteva rinvenire frequentemente anche lungo i fossi irrigui con acqua semicostante o in alcune lanche del Marzale. Gli anfibi come le rane, gli uccelli come la gallinella d’acqua le cannaiole (nell'immagine di Gabriele Pagliari), i cannareccioni, le folaghe, i migliarini di palude, gli usignoli di fiume e altri silvidi sovente trovano queste formazioni vegetali utili per la loro alimentazione e ambienti ideali per nidificare. Ma sono i rallidi e gli anatidi i grandi frequentatori di queste aree ricoperte dalla typha latifolia e dalla cannuccia palustre di cui alcune specie, utilizzano il comodo giaciglio di foglie per costruirci il nido.

 

Note

Typha latifolia, il nome greco Thyphe significa pianta di palude. A foglie larghe (dal latino Latifolius). Parti di essa utilizzate nella medicina popolare come rimedio naturale. Moso: antica depressione a Nord di Crema originariamente un vasto ristagno di acque estese per 25 mila pertiche (circa 15 km2). Marzale: località a sud di Crema dove si trovano alcune anse paludose del fiume Serio, risultato di antiche deviazioni naturali dell’alveo del fiume. Silvidi: uccelli dell’ordine dei passeriformi comprende anche capinere, beccafico, occhiocotto, usignolo, luì, forapaglie, beccamoschino e molti altri. Anatidi: famiglia comprendente numerose specie di anatre. Rallidi: gruppo numeroso si uccelli acquatici come gallinella d’acqua, voltolino, folaga, porciglione ecc.

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