09-05-2021 ore 20:25 | Rubriche - Medicina e salute
di Gloria Giavaldi

In corsia al tempo del Covid: 'abbiamo avvertito il dolore e ce ne siamo presi cura'

“Durante la pandemia ho avvertito sulla pelle il dolore degli assistiti causato dalla distanza: mi sono sentita sola tanto quanto loro. Credo sia empatia”. “Non te la insegnano: è un qualcosa che ti senti dentro”. Neva Perboni e Luca Pisoni frequentano il secondo anno del corso di laurea in scienze infermieristiche dell'università degli studi di Milano presso la sede di Crema. “La mancanza lascia segni: forse anche per questo ti senti in dovere di fare qualcosa in più per stare accanto alle persone malate. Per non farle sentire sole”. Durante l'emergenza gli infermieri sono divenuti “il punto di contatto tra gli assistiti e l'esterno. Quando ho portato per la prima volta il tablet ad una persona per farla parlare con i suoi familiari sono scoppiata a piangere. È stata un'emozione troppo forte”.

 

Oltre ogni barriera

Impegnati nel reparto di riabilitazione a Rivolta d'Adda, hanno mischiato la tecnica all'umanità. Secondo Luca “gli infermieri sono un po' come gli avvocati degli assistiti: dobbiamo scovare i loro bisogni, farli valere e soddisfarli. Dobbiamo essere le loro braccia, le loro gambe e la loro bocca”. Per questo è fondamentale che si instauri una relazione di fiducia. “L'infermiere entra spesso nello spazio intimo di una persona. Deve farlo con delicatezza. Nell'istante in cui tocca il paziente per tirarlo a sé, abbatte ogni distanza”. Frantuma ogni barriera. “Questo è accaduto anche durante la pandemia: il contatto è una parte essenziale del nostro lavoro”. Insieme all'empatia, al rispetto, all'osservazione e alla comunicazione. “sono componenti fondamentali della relazione di cura” interviene Neva. “l'infermiere si fa carico della persona a 360 gradi, non guarda solo al decorso della malattia”. Intesa come “insieme di capacità ed emozioni”, la persona deve “essere considerata nel complesso”. In ogni situazione, “anche qualora desti in uno stato vegetativo non deve mai essere oggettificata” riprende Luca.

 

Prendersi cura

“Forse è per questo che ho scelto questa professione: ho sempre voluto aiutare gli altri in modo totalizzante”. L'infermiere abbraccia metaforicamente le persone nella loro complessità: “accoglie dubbi, preoccupazioni, oltre al dolore fisico”. Secondo Neva è questa la differenza più grande con la professione medica: “il medico cura la patologia, gli infermieri si prendono cura delle persone”. Ché “anche le emozioni e le relazioni hanno la loro importanza. Paura, gioia, dolore: noi siamo qui per ascoltare” precisa Luca. Per essere utili al benessere delle persone. “Ho scelto questa strada dopo aver avvertito un senso di impotenza davanti ad un mio caro che stava male. Ho avvertito un fastidio così forte che ho scelto di iniziare a studiare infermieristica”. Per cambiare le cose con la semplicità di chi ha un unico obiettivo: “stare accanto e ascoltare. Senza alcun giudizio”.

 

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