Nel 1758 lo studioso e naturalista Linneus scomodò persino la mitologia greca per classificare una delle più note e vistose farfalle diurne europee prendendo a prestito il nome del figlio di Esculapio “Machaon”. Oggi questa farfalla è comunemente conosciuta come macaone (Papilio Machaon). Facilmente riconoscibile per le sue notevoli dimensioni che, ad ali spiegate, raggiunge i nove centimetri e per l’inconfondibile colorazione tendente ad un tenue giallo limone dentro un marcato disegno a carboncino simmetrico che delimita il contorno delle ampie ali giungendo fino al caratteristico e pronunciato prolungamento caudiforme. Sono presenti in gran parte dell’Europa, ma rarefatti e sempre meno diffusi anche nella nostra penisola. Nelle aree montane presentano una sola generazione fra maggio ed agosto mentre nel resto delle aree più temperate la riproduzione raddoppia con sfarfallamenti fra aprile e settembre.
Dalla nascita del macaone
La bellezza di questa farfalla, ma anche il fascino che la contraddistingue, inizia fin dalla nascita e dal percorso che il bruco compie prima della definitiva trasformazione. Da un piccolo uovo sferico di due millimetri nasce un minuscolo bruco nero ed ispido ma che in pochi giorni nutrendosi avidamente della propria pianta ospite e dopo aver cambiato l’abito (muta), per ben cinque volte, diviene uno dei più affascinanti e variopinti bruchi fra tutti i lepidotteri diurni europei. È solo esaminando le sue piante ospiti, come la carota selvatica, l’aneto, il finocchietto selvatico e in generale tutte le ombrellifere, è possibile imbatterci in questa larva. In pianura questa vegetazione spontanea scarseggia, ma il macaone che la frequenta sorvolando prati, giardini e grandi orti, depone le uova anche sulle foglie di piante coltivate e commestibili come :carote,finocchio,sedano,prezzemolo e cerfoglio.
Le aree del cremasco
I prati stabili di pianura del cremasco sono un vero e proprio richiamo per questa farfalla, attirata dal succoso nettare dei fiori del trifoglio, dell’erba medica, del tarassaco e del cardo asinino che scovano anche grazie alla loro capacità di percepire l’ultravioletto. Il macaone trova anche negli ambienti aridi, steppici e sassosi di argini e scarpate dei fiumi il modo di vivere e alimentarsi. È il caso delle pietraie che caratterizzano l’estesa ansa del fiume Adda a sud di Montodine, da Gombito a Castiglione d’Adda, ove le presenze vegetali di: eryngium campestre o calcatreppola, l’infestante bardana, l’iperico (erba di San Giovanni) l’erba viperina e la rarissima barba di becco (tragopogon pratensis), sono luoghi di buona frequentazione per il macaone, soprattutto durante il caldo periodo estivo.
Instancabili impollinatori
Il forte declino, oramai certificato, di gran parte delle farfalle europee ed in particolare del macaone e della poadalirio (Iphiclides podalirius) rende oltremodo importante il mantenimento equilibrato dell’ambiente agrosilvoforestale delle nostre pianure con l’alternanza di coltivi, prati, orti, boschi, siepi e incolti poiché ciò permette la vita e la riproduzione di questi meravigliosi esseri alati che accompagnano le nostre rilassanti uscite primaverili. Inoltre, dal punto di vista scientifico, tutte le farfalle sono instancabili impollinatori e ottimi bioindicatori dello stato di salute dell’ecosistema poiché rispondono rapidamente alle modificazioni dell’ambiente circostante.