In un ospedale il reparto di oncologia è sicuramente tra i più ‘temuti’. Ci si avvicina con ansia crescente e mentre aumenta il battito diminuisce il rumore che si produce. Si vorrebbe parlare con un filo di voce, per non disturbare. È al momento di varcare la soglia che si comprende di attraversare un confine. Le persone fanno il punto con se stesse e inevitabilmente restano spiazzate. In ogni situazione della vita ci si sente a proprio agio se l’accoglienza viene effettuata in modo cordiale, pacato. A maggior ragione se la prima cosa che s’incontra è un grande sorriso.
Proseguire le cure
Le caratteristiche del reparto fanno tutt’uno col primario Maurizio Grassi. Anche con lui affrontiamo la vicenda del Covid: “La prima ondata ha avuto l’effetto di un cazzotto in faccia. I medici hanno dovuto continuare a curare malattie che non sono andate in lockdown”. La riorganizzazione sanitaria ha coinvolto ovviamente anche l’oncologia. Dal primo triage ‘telefonico’ alla cura certosina degli accessi: “nessuno entra se non ha un tampone negativo, con una lastra del torace dubbia o con una febbre che non sia chiaramente attribuibile a un’altra causa che non sia Covid”. Il centro di tutto è “la garanzia della prosecuzione delle cure”.
Diagnosi precoce
All’inizio dell’anno il reparto ha chiuso “per qualche settimana”. Alcuni pazienti sono stati trasferiti ad altri ospedali per cure che “in condizioni normali” avrebbero ricevuto a Crema. Seppur con limitazioni le cure oncologiche “hanno continuato a funzionare come day hospital. A nessuno è mancata la possibilità di fare la chemioterapia se ne aveva bisogno”. I volontari hanno continuato ad accompagnare le persone a Cremona per la radioterapia. Superata l’estate e avviati verso l’autunno, spiega Grassi, “per molti pazienti ci sono stati ritardi nelle diagnosi, abbiamo visto più frequentemente situazioni di malattia avanzata arrivare all’osservazione dei medici. La cura del paziente oncologico parte molto da lontano”. Molto, se non tutto, ruota attorno alla “diagnosi precoce”. Spesso distratti dal ritmo frenetico della vita ci si dimentica quali siano le priorità. Talvolta basta poco: respirare a fondo, prendersi del tempo e imparare ad ascoltare il proprio corpo. Insomma, come direbbe Piero Ciampi, "l'amore è tutto qui".