07-12-2016 ore 21:18 | Rubriche - Fatto di ambiente
di Alvaro Dellera

Un fatto di ambiente. La riserva naturale del Menasciutto, a scavalco tra Ricengo e Pianengo, dove regna la biodiversità

La riserva naturale del Menasciutto si trova a scavalco dei comuni di Pianengo e Ricengo. Due i rami abbandonati dal fiume uno in sponda destra e l’altro in sponda sinistra; nel mezzo, il Serio. L’insieme forma un ambiente umido di particolare interesse faunistico e botanico. Il relativo sbarramento del fiume - la palata - dà origine alla Seriola del Menasciutto. Appena abbandonato l’abitato di Pianengo ed imboccata una stradina sterrata ci si trova subito immersi nella campagna. Sullo sfondo i boschi ripariali della riserva, dal grande effetto paesistico e pittorico, molto simile ai dipinti dei più grandi artisti dell’impressionismo del tardo ottocento francese, da Manet a Cezanne.


Germani, volpi e pavoncelle

È l’effetto dell’intensa luce che muta continuamente: filtrata, nascosta, o riflessa dai maestosi alberi e dalla superficie rallentata dell’acqua nella quale tutto si specchia, originando luci, ombre e forti contrasti dai colori vividi dove ogni cosa è intenta a scorrere. In autunno, col sole del mattino ancora basso all’orizzonte, tutto si amplifica e si proietta. Il silenzio del luogo, in prossimità della lanca, è subito interrotto dallo starnazzare dei germani che qui sono di casa. Proseguendo lungo i tracciati appena visibili che portano allo sbarramento, ti aspetti che da un momento all’altro una volpe attraversi i viottoli erbosi che si inoltrano nella parte più fitta del bosco. Nei campi incolti e nelle umide radure è facile scorgere gruppi di pavoncelle che a turno si alzano in volo per ritornaci poco dopo.

 

Verdi impenetrabili gallerie

La biodiversità è notevole. Anfibi, rettili, uccelli, insetti e mammiferi, alberi e arbusti trovano un ambiente ideale seppur poco esteso. I grandi alberi di salice bianco alti fino a venti metri ospitano, nelle diverse stagioni, numerosi uccelli: picchi, rigogoli, colombacci, aironi, cormorani e tantissime specie di passeriformi. Tra gli anfibi la rana rossa di Lataste, il rospo comune e la rana verde. Fra i mammiferi oltre ai porcospini si possono osservare la donnola, il tasso e il moscardino. La vegetazione di questo luogo è ammirevole. Ontani, pioppi bianchi e neri, salici bianchi e cascate di sambuco, biancospino e sanguinello danno origine a verdi e ampie gallerie impenetrabili. Sui fusti dei grandi alberi di pioppo, robinia e salice si abbarbicano edera e caprifoglio.

 

L’emergenza ambientale

Nelle lanche, depositati sul basso fondale, si trovano alberi spezzati, sicuro riparo per anatre, gallinelle e folaghe. Dai rami emergenti si fa notare il martin pescatore, pronto a tuffarsi in acqua a caccia di piccoli pesci. La vegetazione palustre formata da canneti, giunchi, carici e tyfha latifolia è purtroppo sempre più ridotta e rischia di perdersi a causa del naturale interramento, per l’avanzata delle siepi arboree e arbustive e per la fitta ed invasiva presenza dei tobinambur dalla splendida corolla gialla. Percorrendo il sentiero verso sud che porta all’alveo del fiume, dove il manufatto della “palata” è l’emergenza ambientale e artificiale più emblematica del luogo, il bosco si assottiglia e dirada fino a scomparire, mentre il rumore del salto d’acqua, suggestivo e potente, ci riporta nel volgere di qualche attimo ad una realtà molto diversa da quella appena ammirata, spezzando un sogno.

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