La pandemia ha fatto comprendere che la fragilità ci appartiene e che è un lato di noi di cui dobbiamo prenderci cura. Oggi siamo più consapevoli e la viviamo con minore stigma. Per questo – spiega la psicoterapeuta Silvia Galvani - nel post Covid sono aumentate le richieste da parte degli operatori sanitari di consulenza psicologica. Il Covid ha cambiato l’idea dell’accesso psicologico, inteso non più come un sostegno per sistemare ciò che non va, ma come uno spazio per chiarificare e portare benessere all’interno dell’azienda in cui si opera”. Per Vivere ancora, il progetto di Cremaonline in collaborazione col centro ricerca Alfredo Galmozzi, affrontiamo oggi il tema della fragilità degli addetti ai lavori, dei professionisti della salute.
Lavoro in team
Con l’obiettivo di accompagnare i lavoratori durante e in seguito alla pandemia di Covid19, il servizio di psicologia clinica di Asst Crema diretto da Cinzia Sacchelli ha rivestito un ruolo importante: dai consulti psicologici individuali a richiesta spontanea dei lavoratori al sostegno ai team. “La pandemia ha reso la collettività e l’azienda anche più consapevoli del nostro ruolo”, chiarisce lo psicoterapeuta Marco Castagna: “Se prima eravamo soliti dare sostegno ai gruppi di lavoro nei soli reparti di oncologia e riabilitazione, durante e post Covid abbiamo potuto operare anche in altri reparti. Da questo punto di vista, il lavoro in team non ha una valenza terapeutica, ma formativa”.
Maggiore sensibilità
È stato utile per comprendere che ci si prende cura al meglio solo insieme. Il Covid ha ribadito che “nessuno si salva da solo”. Anche il sostegno psicologico diventa l’occasione per riavvolgere i fili della nostra identità: “per riconoscerci o forse riscoprirci”. Per dare un nome alla nostra fragilità, la parte più umana di ciò che siamo: “Anche gli invii da parte del medico competente durante e post pandemia sono aumentati, segno di una maggiore attenzione e sensibilità, tanto nei medici, quanto negli stessi operatori”. L’eredità positiva di questa epoca che ha travolto le nostre certezze: “ci resta la consapevolezza che non dobbiamo avere paura di chiedere aiuto”. E di dare voce alla nostra fragilità.