07-03-2025 ore 18:40 | Rubriche - Fatto di ambiente
di Alvaro Dellera

Un fatto di ambiente. La sfinge dell'oleandro 'Daphnis Nerii', falena dell'habitat padano

È recente la scoperta in Italia di una nuova farfalla: la Psychidae diplodoma giulioregenii (dedicata a Giulio Regeni, il giovane ricercatore friulano torturato e ucciso in Egitto). Giornali nazionali e riviste specializzate stanno diffondendo la notizia di questo importante ritrovamento condotto da un team di ricercatori del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e analisi dell’economia agraria), che si occupa della biodiversità dei lepidotteri in un’area ecologicamente ricca e diversificata del Sud Italia, a testimonianza di un patrimonio biologico ancora inesplorato. Il ritrovamento di nuove specie contribuisce a migliorare la comprensione delle reti ecologiche e le interazioni tra specie in ambienti forestali, migliorando la conservazione e la comprensione degli ecosistemi locali. 

 

La sfinge dell’oleandro

La ricchezza dell’ambiente forestale e le reti ecologiche nel sud della nostra penisola e prossime al bacino subtropicale e mediterraneo, favoriscono la sosta e la protezione di una grande quantità di specie di uccelli e insetti in transito verso nord durante le migrazioni stagionali. Per quanto possa sembrare strano, anche una buona quantità di lepidotteri sono migratori. La sfinge dell’oleandro, ad esempio, è specie residente a sud del Mediterraneo che troviamo come migrante fino a nord dell’Europa; con qualche eccezione anche stanziale al nord Italia a causa del cambiamento climatico in corso, con temperature invernali sopra le medie.

 

 

La Daphnis nerii in Padania

L’habitat padano della sfinge dell’oleandro Daphnis Nerii è rappresentato da ambienti caldo umidi con periodi anche lunghi di siccità nell’intervallo primavera estate. La pianta ospite del bruco è, per eccellenza, l’oleandro. Abbondante e coltivato ovunque, nei parchi, nei giardini privati e lungo le strade, dalle fioriture multicolore, ma le cui parti sono per l’uomo, se ingerite, molto velenose. Non per queste meravigliose falene che si cibano, attraverso la spiro-tromba, del nettare dei fiori dell’oleandro e non solo. Non è sempre facile però scoprire ed osservare questa falena, parecchio rara in area cremasco padana, più frequente nel bacino lacustre del Garda. Considerata da molti la più bella falena d’Europa, ricercatissima dai fotografi naturalisti, è caratterizzata dalla morfologia tipica della specie sphingidae, con ali disegnate attorno ad un addome dalle dimensioni importanti e da un’apertura alare che supera spesso i dieci centimetri. Nel disegno aerodinamico delle ali superiori prevale il color verde oliva di fondo, che degrada nelle diverse tonalità di viola, bianco, rosa e marrone. Linee, disegni e sfumature rendono questa falena fortemente mimetica quando durante il giorno si riposa appesa alle fronde dell’oleandro per spiccare il volo non appena arriva l’oscurità.