06-11-2017 ore 20:19 | Rubriche - Fatto di ambiente
di Alvaro Dellera

Un fatto di ambiente. La donnola, spietata cacciatrice, tra persecuzioni e falsi miti

Con solo 150 grammi di peso, è il più piccolo e simpatico mammifero tra le specie di mustelidi esistenti. Decisamente più piccolo della faina, della martora e anche dell’ermellino del quale condivide la grande somiglianza tranne il colore della pelliccia invernale. Frequenta ambienti tra i più diversi; dalla pianura alla montagna dove può spingersi fino oltre i 2000 metri di altitudine. Come tutti i mammiferi carnivori esce a caccia la notte anche se in alcune circostanze particolari approfitta delle ore diurne per procacciarsi il cibo per se o per nutrire la prole.

 

Spietata cacciatrice

La donnola, Mustela nivalis, a dispetto della sua simpatia, è un’agile e spietata cacciatrice. L’ambiente di pianura che frequenta abitualmente deve poterle offrire un rifugio sicuro dai suoi predatori e diverse opportunità di alimentazione. Le prede preferite sono quelle che più facilmente riesce a mangiare interamente con i suoi affilati canini: lucertole, rane, talpe, topolini, uccelli e piccoli serpenti. Non disdegna anche prede più grandi e impossibili da trasportare e nascondere come conigli, lepri, piccioni e gallinacei. Ne succhia il nutriente sangue e poi le abbandona sul terreno di caccia.


La diffusione nel Cremasco

Difficile stabilire la sua diffusione nel Cremasco. Altrettanto difficile la sua osservazione in natura. Spesso ci accorgiamo della sua presenza solo quando viene investita durante gli attraversamenti notturni delle strade. Tuttavia con una buona dose di fortuna ed una profonda conoscenza dei suoi habitat preferiti ci si può ritrovare faccia a faccia con lei. In particolare nelle prime ore del giorno, specie in estate, mentre in inverno - pur non praticando il letargo - riduce di molto le uscite. L’incontro con il piccolo mustelide presenta quasi sempre un imbarazzo da ambo le parti, la sorpresa è lo stato d’animo che più coglie impreparati entrambi, ma la donnola ha sempre in serbo una soluzione per eludere chiunque capiti sul suo tragitto. In effetti la sua coraggiosa tattica di fuga, non sta nel voltare le spalle e fuggire, ma di un attenti-alt militaresco (sopra lo scatto di Alvaro Dellera), con le corte zampe anteriori alzate uno sguardo rivolto all’intruso, uno a destra, poi a sinistra, occhietti vispi e furbi, nasino umido all’insù per annusare l’aria che tira, qualche passo in avanti, ma non troppo e giù nella vegetazione circostante scomparendo alla vista. Gli ambienti che frequenta più assiduamente sono le aree in prossimità di fiumi, laghetti di cava, fossi irrigui, boschi fitti e ambienti antropizzati purché ci sia la possibilità di potersi nascondere dentro le cavità di alberi, muretti, tane scavate o adattate di altri animali o sotto cataste di legna, ma soprattutto ove ci siano fonti di cibo facilmente raggiungibili.

 

Persecuzione e falso mito

Ecco perché non è difficile pensare, senza averne visione, che anche in prossimità dei piccoli centri abitati costituiti da cascinali per l’attività agricola e allevamenti, case sparse con orti e pollai questo piccolo mammifero possa trovare facilmente vitto e alloggio. Le osservazioni naturalistiche nel nostro territorio si possono contare sulle dita di una mano. È ipotizzabile che mediamente almeno una coppia di donnole possa occupare dai due ai tre chilometri quadrati di territorio. Non è molto, ma la speranza è che la loro densità possa gradualmente aumentare. Trovo utile che per far scoprire quanto è simpatico questo mustelide a grandi e piccini si comincino a produrre dei peluche a sua immagine (sopra una deliziosa immagine di Gabriele Pagliari), sfatando così anche il falso mito che la vuole come il terrore dei pollai. Una nomea che per molti anni l’ha portata ad essere perseguitata con trappole e tagliole.

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