05-06-2023 ore 20:09 | Rubriche - Costume e società
di Andrea Galvani

Sergnano. Case famiglia S.Martino e Talita’ Kum: 'L’amore non si divide, deve essere moltiplicato’

Questa è una storia di profonda umanità e accoglienza, frutto di un lungo e articolato percorso. Di scelte forti, costellate di dubbi e di paure. Anni di conquiste e di cadute, ma è soprattutto una storia d’amore e di speranza. Vivere ancora, il progetto di Cremaonline che in collaborazione col centro ricerca Alfredo Galmozzi si prefigge il compito di intercettare le fragilità del Cremasco, ha avuto la possibilità di entrare in due case famiglia cremasche: la san Martino e la Talita’ Kum di Sergnano. Di uomini e donne provenienti da esperienze e Paesi molto diversi, unite dalla volontà e dal coraggio di mettersi a disposizione del prossimo. Ecco il racconto dei sogni, dei timori e delle piccole grandi conquiste quotidiane dei loro ospiti.

 

Avere a cuore tutti e ciascuno

“Stare con gli ultimi, con le persone difficoltà, è un’esperienza che tira fuori tutto il tuo limite, la tua umanità debole, fragile”, ci spiega Maria Teresa Mascheroni, docente di storia e filosofia al Racchetti di Crema, da 23 anni responsabile della casa famiglia san Martino di Sergnano. Una scelta condivisa col marito Roberto Cristiani, ex disegnatore tecnico, lavoro che ha lasciato per occuparsi a tempo pieno di chi è stato emarginato, solo o abbandonato. Lilia Perez è un’ex impiegata messicana che ha deciso di donare il proprio tempo all’associazione Giovanni XXIII, fondata da don Oreste Benzi nel ‘73 perché “famiglie dove coppie di sposi o single diventassero padre e madre, fratello e sorella di persone con disabilità, minori in difficoltà, persone con problemi psichici e di dipendenza, vittime di tratta, ex detenuti”.

 

Avere a cuore tutti e ciascuno

Condividendo la propria vita “si realizzano legami che sanano alla radice l’emarginazione, la solitudine e l’abbandono. Ciascuno si sente importante ed utile per gli altri e viene stimolato ad avere a cuore tutti e ciascuno”. Il percorso di ogni esistenza può essere molto articolato: Loveth Ovbiebo è nata in Nigeria. In Libia è salita su una barca per venire in Italia: delle 64 persone che viaggiavano con lei, solo 45 sono arrivate sane e salve. Nel cremasco ha finalmente trovato un luogo sicuro: “a Sergnano ho avuto la mia principessa, che ora ha 12 anni”. Carmela Rossi ha scelto di consacrare la propria vita agli altri, mentre Gianfranco Pozza sottolinea che in mondo costellato di paure e di steccati, dobbiamo tendere la mano verso il nostro vicino, perché nessuno si salva da solo. Questa è una storia di profonda umanità e accoglienza, frutto di un lungo e articolato percorso. Di scelte forti, costellate di dubbi e di paure. Anni di conquiste e di cadute, ma è soprattutto una storia d’amore e di speranza, che ci lascia un grande insegnamento: 'l'amore non va diviso, ma deve essere moltiplicato'. 

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