05-05-2021 ore 20:30 | Rubriche - Costume e società
di Andrea Galvani

Cuore di Crema: ‘Io dentro qua non ci volevo entrare, ma ora non me voglio andare più’

“È proprio un bel posto qua. Prima non volevo entrare. Ora non me voglio andare più”, racconta col suo splendido accento Salvatore. Il cuore di Crema è una comunità residenziale attiva dal 1981, una realtà diocesana, con un modulo interno riconosciuto dalla regione di sette posti riservato agli alcolisti. Ospita anche persone che hanno altre dipendenze: cocainomani, eroinomani. Da chi ha toccato il fondo ed è riuscito a risalire, riconoscendo l’esistenza di un problema, a chi ha perso la famiglia, i figli. Chi ha tentato da solo di smettere ma non ci è riuscito e chi grazie al percorso al Cuore è riuscito a riallacciare i rapporti con le persone amate.

 

Una vita dignitosa

“L’età media degli ospiti – spiega il direttore Mario Tosi - è di anni 40 abbondanti, ma fino ai primi anni Novanta era molto più bassa: 26, 27 anni”. Concluso il percorso, le persone tornano nel proprio contesto abitativo e nel caso ne avessero bisogno continuano a ricevere il necessario supporto. Le cause scatenanti “e le varianti in gioco sono molto articolate”. Gli elementi in gioco vanno “dalla dimensione psicologica, biologica a quella sociale”, anche se comunemente “si ritiene che la dipendenza sia dovuta a una fragilità caratteriale o di volontà”. Per ogni persona va fatto un discorso differente. “A volte la volontà conta poco. I sensi di colpa comportano ricadute” e per non dover affrontare i pensieri e la sconfitta può capitare di far ricorso a sostanze ancor più pesanti. Può essere una questione biologica. “La sfida dei servizi del territorio – conclude Mario - è fare in modo che anche chi non ce la fa riesca a vivere una vita dignitosa”.

 

Lo spirito di servizio

Come racconta Fabio “il Covid ci ha portato via delle belle esperienze che avremmo potuto fare”. Lo scorso anno ha bloccato le attività per tre mesi. Sono mancate in particolare le attività di volontariato con persone disabili. L’incontro con gli altri. Le uscite. All’interno della struttura gli ospiti si sono distinti “per spirito di servizio”, per la capacità di far gruppo, di mettersi a disposizione per il bene degli altri. Fabio spiega il perché: “Qui lavori su te stesso. Impari tante cose. Cose di te, problemi che non sapevi neanche di avere”. Del resto, per Salvatore “è proprio un bel posto. Prima non ci volevo entrare. Ora non me voglio andare più”.

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