05-02-2022 ore 20:33 | Rubriche - Costume e società
di Gloria Giavaldi

Protezione civile, il desiderio di aiutare oltre ogni paura: 'siamo volontari nel cuore'

I volontari della Protezione civile, insieme a quelli della Croce rossa, sono i primi che si incontrano all'hub vaccinale di Crema. Stanno fermi sulla soglia del tendone. Controllano il green pass, rassicurano. Sorridono appena. Forniscono l'impressione di essere tutti d'un pezzo. E lo sono davvero. Preferiscono aiutare con gesti concreti. Tecnicamente, dopo aver partecipato con ats alla stesura del piano d'evacuazione della struttura, presso la sede dell'ex tribunale si occupano di “incanalare i flussi”. In parole povere, mantengono ordine e fanno in modo che si preservi la calma. “Non è facile: spesso gli animi si agitano”. Il presidente del gruppo cremasco Lo sparviere, Giovanni Mussi ci accoglie in sede. “Noi ci siamo da quando l'hub vaccinale ha aperto i battenti”. Ci sono da molto prima, in realtà. C'erano quando si è reso necessario allestire l'ospedale da campo, coordinare l'attività con l'esercito ed i medici cubani. C'erano quando la popolazione chiedeva aiuto nel primo periodo di lockdown. Erano impegnati nella distribuzione di mascherine, di generi di prima necessità.

 

Il desiderio di aiutare

“C'eravamo dove c'era bisogno di noi. I volontari sono qui per aiutare: è questa la differenza tra fare il volontario ed esserlo davvero”. Il primo indossa una divisa, il secondo la porta dentro al cuore. “Non significa non avere paura: significa, piuttosto, anteporre il desiderio di aiutare a qualunque cosa”. Il Covid ha colto tutti impreparati: “anche noi. È vero siamo abituati alle emergenze, siamo allenati, ma siamo pronti a fronteggiare situazioni complesse tangibili, che si vedono e che di conseguenza si possono affrontare materialmente”. Il Covid è stato è e continua ad essere altro. “Un nemico che non si vede e che di conseguenza non si può prevedere. Non si può anticipare”. Quel che è chiaro, però, è che nonostante tutto, “nessuno si è tirato indietro. Il gruppo che rappresento è composto da persone dai 18 ai 70 anni. Ho fatto fatica a non inserire in turno persone fragili per età nel pieno della situazione emergenziale. Tutti avevamo paura, ma tutti eravamo pronti a dare il nostro contributo”.

 

La forza della solidarietà

Il timore era soprattutto quello di “esporre al rischio di contrarre il virus le persone a noi vicine, le nostre famiglie. Ci siamo organizzati, ma non ci siamo tirati indietro: il nostro territorio aveva bisogno di noi. Un volontario è fatto così: indossa la divisa, prende e va”. E per la popolazione diventa un punto di riferimento: “questa emergenza ha fatto sorgere una solidarietà mai vista prima. Forse perché, a differenza di un'alluvione che riguarda solo un dato territorio, ci ha toccato tutti da vicino. Tutti: persone di ogni età e di ogni ceto sociale. Gli aiuti sono arrivati da ogni parte: ed è stato bello coordinare tutto questo amore per il prossimo”.

 

Un impegno da premiare

Ora il senso dell'aiuto si respira ogni giorno nello sforzo di far proseguire la campagna vaccinale. All'hub sono impegnati tutti i gruppi di protezione civile del Cremasco. Anche quello degli alpini: “il nostro corpo è nato nel 1919” spiega con orgoglio il referente cremasco Fabio Samanni. “Ci hanno insegnato a ricordare i morti aiutando i vivi. E, allora, eccoci qui: dove ci sono gli alpini le persone si sentono rassicurate”. Queste parole raccontano un forte senso di appartenenza ad un gruppo che è parte della Protezione civile nazionale. Lo conferma anche la divisa. La tradizionale piuma, poi, riporta la storia in cima: “siamo qui per fare concretamente qualcosa per la nostra patria”. L'impegno di tutti questi volontari è stato di recente celebrato in comune anche dal sindaco Stefania Bonaldi, durante la consegna degli attestati di benemerenza rilasciati da regione per l'impegno nell'emergenza pandemica. “Questi uomini e queste donne – ha ricordato il sindaco – ci sono sempre. A qualunque ora, 365 giorni l'anno, senza preavviso. Sono una garanzia per gli amministratori e le comunità”.

1888