Malgrado la tendenza contemporanea a far risalire alla genetica le cause di quasi tutti i fenomeni biologici, nel caso dell’eccesso di peso, bisogna cercare altrove, poiché esso è una patologia multifattoriale in cui i vari fattori hanno ruoli differenti. Esiste certamente una certa famigliarità: ad esempio, c’è una correlazione tra adiposità delle madri e quella delle figlie femmine, ma non dei figli maschi. Tuttavia, le forme di origine genetica sono una sparuta minoranza, meno del cinque per cento, mentre quelle correlate a fattori esterni sono prevalenti. L’alimentazione abbondante e il ridotto esercizio fisico hanno un ruolo, ma non dominante, mentre altri fattori socio economici giocano un ruolo decisivo. In altre parole, mangiare di meno e muoversi di più può aiutare ma non è la soluzione decisiva.
Uno studio del Brasile
Tra i numerosi studi su questo argomento, è interessante quello realizzato in Brasile che ha confrontato lo sviluppo corporeo e la funzionalità di sistemi biologici in un gruppo di ragazzini dai quattro ai dodici anni della stessa tribù amazzonica, in parte rimasti in ambiente rurale, con coltivazioni domestiche, caccia, pesca e in parte andati a vivere in aree urbane periferiche con cibi industriali. L’attività fisica è risultata sovrapponibile tra i due gruppi, così come il numero di calorie consumate. Per contro, i bambini inurbati avevano mediamente un eccesso del 65 per cento di grasso corporeo rispetto agli altri. Inoltre, dato significativo, essi mostravano una diminuzione dell’attività del sistema immunitario compresa tra il 16 e il 47 per cento.
Il caso di Okinawa
Sempre sul ruolo del tipo di alimentazione, è molto istruttiva un’indagine demografica fatta nell’isola di Okinawa, teatro di una delle più importanti battaglie tra giapponesi e americani della seconda guerra mondiale. Gli abitanti, prima della guerra, avevano un’alimentazione tradizionale alla giapponese, legata alla terra e al mare, con un contenuto di grassi di circa il 10 per cento. Le persone anziane erano numerose, e i centenari non erano rari. Nel dopoguerra, l’occupazione americana portò lo stile di vita, di lavoro e di alimentazione a questa popolazione nipponica decimata e affamata. Il livello di grassi nella dieta salì al 30 per cento e i cibi industriali entrarono ampiamente nella dieta. Il risultato di questa trasformazione alimentare è ben leggibile nelle nuove curve demografiche, che mostrano una mortalità relativamente alta tra i giovani e relativamente bassa tra i vecchi. In altre parole, in Okinawa un figlio adulto ha più alte probabilità di essere sepolto dai suoi genitori, rispetto alla maggioranza degli altri luoghi del pianeta.
Il fattore socio economico
Gli effetti di origine socio economica sul peso corporeo sono stati valutati nel loro complesso in uno studio svolto negli Stati Uniti. L’aumento dell’apporto calorico medio giornaliero nel periodo 1976 – 2000 (+ 7,3 per cento negli uomini e + 23,3 per cento nelle donne) è risultato in ottima correlazione con l’aumento dell’obesità nello stesso arco di tempo (dal 14,5 al 30,9 per cento). Si ratta di un risultato che sottolinea ulteriormente l’importanza della qualità dell’alimentazione piuttosto che sulla sua quantità, poiché appare improbabile che il fenomeno alimentazione sovrappeso sia semplicemente dovuto all’aumento della quantità di cibi ingeriti. Dunque, la conclusione che si può trarre dalle analisi sulle cause di diffusione abnorme di sovrappeso e obesità, indica che difficilmente si può attribuire questa patologia ad alterazioni della regolazione fisiologica dell’alimentazione. I fattori dominanti del fenomeno emergono in modo evidente dal tipo di ambiente socioeconomico in cui vivono oggi gli umani. In altre parole, è ben più realistica la spiegazione che, nell’ambiente socio economico attuale, l’organismo reagisca attraverso meccanismi collaudati da millenni i quali erano nel passato positivi, ma oggi risultano inadatti a mantenere lo stato di salute.