“Ogni giorno ci viene data l'opportunità di relazionarci per sentirci vivi. Cogliamola e giochiamocela fino in fondo. Impariamo a guardare in faccia le persone. A valorizzarle per ogni conquista, ad aiutarle a superare i limiti affrontando le paure e vivendo l'esperienza”. Adriano Bini ha cercato di riassumere in poco tempo lo spirito che per anni ha animato il “suo” Seme, la cooperativa sociale con sede a Castelleone che eroga servizi per persone maggiorenni con disabilità intellettive e relazionali, da lui diretta per 19 anni. “Il Seme è nato come una realtà che doveva crescere per i ragazzi e per le famiglie. Con i ragazzi e con le famiglie”. Per costruire insieme la vita. Al suo posto da agosto c'è Giusy Cighetti. Deve ancora prendere le misure, familiarizzare con i tecnicismi del mestiere, ma vuole metterci il cuore. “Questo spirito di crescita continuerà ad esistere” assicura. “Concepisco il Seme come un luogo per tutti, un posto in cui famiglie, educatori e ragazzi possano cogliere un'opportunità di sviluppo della loro umanità”. Possano trovare il loro posto in un mondo che costruiscono giorno dopo giorno.
Migliore qualità di vita
Al Seme sono diverse le attività che vengono proposte alle persone per consentire loro di scoprire e coltivare abilità. “La persona con disabilità intellettiva e relazionale viene concepita come persona nella sua interezza. Non viene definita dal limite. Al contrario, l'obiettivo è portare ciascuno a scoprire nuove potenzialità”. Spesso attraverso l'esperienza, che è la forma più diretta di apprendimento. “Il lavoro quotidiano agisce soprattutto sul consolidamento di autonomie” spiega Bini. “È importante il lavoro cognitivo, ma non è il solo”. L'esperienza resta la migliore insegnante, insieme ai legami quotidiani. Nella comunità alloggio tutto ha il sapore di casa. La parola chiave è condivisione. Di spazi, di attimi, di esperienze, in un ambiente che per alcuni è l'occasione della vita. “Costruire il sogno di una vita indipendente per una persona con disabilità è complesso”. Ma basta crederci e lavorare sodo. Al Seme lo hanno fatto dal primo giorno: “La vita indipendente è sempre stata la nostra stella polare” spiega Bini “anche se preferisco dire che ci siamo sempre adoperati per regalare a ciascuno la migliore qualità di vita”.
I servizi
Le giornate al Seme trascorrono rapidamente. Si passa dalla musicoterapia, al laboratorio di falegnameria, allo yoga fino alle passeggiate, al momento dedicato al make up. È attivo il servizio di formazione all'autonomia che – spiega Bini – “ha una durata limitata di 5 anni, ma cerchiamo di non lasciare indietro nessuno”. L'inserimento sociale è la priorità. “Per alcuni si traduce in un inserimento lavorativo, per altri in importanti conquiste per vivere al meglio la vita quotidiana. Anzi, per Vivere, con la v maiuscola”. Allo stesso modo, anche il centro diurno, il centro socio educativo e la comunità alloggio mirano ad “assecondare le esigenze di ogni singola persona e a costruire un progetto di vita personalizzato”.
Intenti a prova di Covid
È chiaro l'intento della struttura: restare accanto. Ogni giorno. Nonostante il Covid, nonostante tutto. “Da luglio abbiamo riaperto e stiamo proseguendo le attività normalmente, nel pieno rispetto delle normative vigenti” spiega Giusi. “La prima ondata, invece, aveva imposto la chiusura dei servizi. Abbiamo fatto ricorso alla modalità smart per tutti gli altri servizi e mantenuto attiva la comunità alloggio, cercando di garantire agli ospiti la normalità” precisa Bini. Anche in questa situazione, soprattutto in questa situazione, l'obiettivo è stato quello di “mantenere vive le persone. Non siamo fatti di attività, abbiamo bisogno di coltivare relazioni”. É questa la base anche per costruire un mondo nuovo in cui “l'economia non faccia perdere di vista le cose importanti: la solidarietà è fondamentale. Bisogna costruire un mondo in cui economia e solidarietà si diano la mano. Non possiamo essere ricchi se lontani dalle persone con fragilità”. Non possiamo proseguire lasciando indietro gli altri.