Le piante pensano? E' possibile che possano provare sentimenti simili agli esseri umani e animali, come emozionarsi, soffrire, ricordare? Il dibattito è antico e ha diviso negli anni studiosi e scuole di pensiero di tutto il mondo. Recentemente, il tema è stato affrontato dal giornalista Michael Pollon in un lungo articolo su The New Yorker, riportato dalla versione italiana del settimanale Internazionale. Certamente, è ormai appurato che le piante sono in grado di reagire a diverse variabili ambientali, come luce, temperatura, conformazione dei terreni, tossine e altri segnali chimici; secondo alcuni esperti, esse sarebbero persino dotate di sistemi simili a quello nervoso degli animali e di neurotrasmettitori come la serotonina.
Il fiuto delle radici
Altri scienziati, ancora, sostengono che la punta delle radici di alcune piante è in grado di “fiutare” il pericolo e se percepiscono la presenza di sostanze tossiche nel terreno o in piante vicine, cambiano strada evitando il contatto. In sostanza, una pianta raccoglie informazioni sull'ambiente che la circonda e poi decide, secondo un meccanismo non molto diverso da quello degli umani.
Il canto dei raccoglitori
In alcune delle medicine più antiche (come l’ayurveda), tramandate fino ai giorni nostri, questa “paura” fiutata dalle piante viene rispettata anche da parte dell'uomo nel momento della raccolta, tant’è che esistono vere e proprie “nenie” che i raccoglitori delle piante utilizzate a scopo terapeutico cantano per “rilassare” la pianta ed impedirne quindi la sintesi di sostanze indesiderate.
L'attivazione di strumenti di difesa
Tra gli esempi più noti, l'artemisia (pianta dalle proprietà digestive, amaro-toniche, antispasmodiche ed emmenagoghe) all'inizio della primavera spunta le foglie rilasciando sostanze chimiche che le consentono nel corso della stagione di essere meno soggetta agli attacchi degli insetti. L'attivazione di strumenti di difesa contro parassiti e attacchi esterni è uno dei campi più studiati e osservati: diverse piante, come il mais, emettono dei segnali chimici “di allarme” quando sono attaccate dai bruchi, allertando vespe parassite che seguono l'odore emesso e uccidono gli aggressori. L'acacia, invece, è in grado di modificare il sapore delle sue foglie rendendole meno appetibili per gli animali che si avvicinano. Gli stessi polifenoli e carotenoidi che danno colore ai fiori (che noi tutti apprezziamo in questo periodo) hanno funzione di comunicazione: creano un’attrattiva per gli insetti che devono trasportarne il polline e permettere quindi la propagazione della specie.
L'intelligenza delle piante
La maggior parte delle sostanze che intelligentemente le piante sintetizzano per comunicare con l’esterno e per difendersi (dette metaboliti secondari) sono poi sfruttate dall’uomo a scopo fitoterapico. Al di là dei singoli casi e del dibattito scientifico circa “l'intelligenza delle piante”, quello che ci preme – in questo breve spazio – è far riflettere su come molte piante abbiano molto da insegnare agli esseri umani. La loro capacità di adattamento e reazione agli stimoli esterni è appurata e sorprendente: rispettarne l'equilibrio e riconoscerne la funzione nell'ecosistema è certamente un modo per vivere in armonia con noi stessi, gli altri e la natura che ci circonda. La Galleria delle erbe.