02-03-2014 ore 11:43 | Rubriche - Fuori dal coro
di Alessandro Grassi

Germania. Istituzioni efficienti, lavoro e produzione, aggressività sui mercati esteri. Il mito dell’efficienza e il progetto per l’equità sociale

Qualche giorno fa su CremAscolta ho letto una breve lettera in cui si elogiava la Germania come modello da seguire per noi poveri del sud Europa. Il pezzo era fondamentalmente un breve elenco di cose positive che il sistema tedesco offre ai chi ne partecipa con l’intento di fare una critica alla inefficienza italiana e magari indicare una via d’uscita/modello per il nostro Paese.

 

Il primo impatto

Anche io vivo in Germania e non ho certo intenzione di parlare male del paese che mi ospita: qui si sta veramente meglio che in Italia sotto molti punti di vista. Nonostante questo il primo impatto che quell’articolo ha avuto su di me, emigrato da poco più di un anno, non è stato positivo. In Germania non funziona tutto. Funziona tutto meglio, ma ahimè non tutti stanno bene.

 

La realtà tedesca

Si lavora tanto, i diritti sociali sono stati ridotti con le riforme del mercato del lavoro, la precarietà è accettata con tanta leggerezza che la chiamano ancora flessibilità, le differenza tra ricchi e poveri è in costante crescita da anni, la sanità funziona con un sistema assicurativo e non è intenzione pensarla come gratuita per tutti (è vero che da noi ormai si paga il ticket, però la formalità di un sistema sanitario nazionale anche se pura formalità è qualcosa cui ci si può aggrappare, qui in Germania no), i figli dei medici fanno i medici e i figli degli operai fanno gli operai, i tagli alla cultura sono normali, il sistema educativo forma lavoratori molto più che cittadini, i vecchi sono poverissimi, il sistema pensionistico non pare sostenibile con l’introduzione dei contratti di lavoro precari, gli sprechi nella spesa pubblica abbondano, la costruzione delle grandi opere dura anni e anni. In ugual modo il razzismo strisciante non manca, come non manca in nessun paese europeo.

 

L’apparato repressivo

Oltre a questo è tutto profondamente efficiente e la cosa più efficiente è sicuramente l’apparato repressivo cioè le forze dell’ordine, che sono sempre una cosa buona perché se ti rapinano chiami la polizia, ma contemporaneamente comportano anche delle dinamiche di controllo e sorveglianza che non esattamente corrispondono con il mio ideale di libertà.  Per ognuno dei problemi che ho elencato ci sarebbe da scrivere un articolo a parte. Ma non ci si offenderà se rispondo ad un elenco con un altro elenco.

 

Le gioie del welfare tedesco

La cosa più importante è che credo che la Germania, come sistema politico-economico, debba essere considerata non tanto dal punto di vista della semplice esperienza personale. Sperimentare le gioie del welfare tedesco è sicuramente qualcosa di indiscutibilmente positivo, ma la prospettiva corretta sarebbe quella di comprendere come è possibile che l’economia tedesca non risenta della crisi e possa garantire questo livello di benessere.

 

Mors tua vita mea

Ora, dal punto di vista economico ormai l’interdipendenza tra le economie, come ci viene ripetuto da quindici anni, è elevatissima. I tedeschi sono stati indubbiamente bravi, ma “bravi”, in una condizione in cui trionfa il capitalismo globalizzato al motto del “mors tua vita mea”, vuol dire semplicemente essere più capaci di creare una egemonia sui capitali che liberamente si muovo in giro per il mercato europeo e mondiale. Ora, detto con un linguaggio molto tradizionale ma che tutto sommato in tempi come questi varrebbe la pena di riesumare (se non altro perché permette di accedere ad analisi complesse e chiare del funzionamento della macchina capitalista): se stai dalla parte del capitale non puoi stare dalla parte di chi dal capitale viene strutturato.

 

I margini di manovra

Non significa necessariamente che non ci siano margini di manovra per utilizzare il capitale o il profitto prodotto dal lavoro organizzato dal capitale per poter garantire un minimo di ridistribuzione (per esempio appunto le forme di welfare garantite dallo stato tedesco), significa però che bisogna capire in che modo, nel momento in cui questi pezzetti di benessere vengono strappati al capitale, si struttura la ridistribuzione e la produzione di questo benessere.

 

L’efficienza e la miseria

Io non sono un’economista ma se il mondo europeo è economicamente unito, e questo è un dato incontestabile, non posso non pensare che se qualcuno si arricchisce e qualcuno si impoverisce necessariamente i due fenomeni siano collegati. Non è una questione di colpe, ma il fenomeno è necessariamente unito. Certo, forse l’Italia avrebbe dovuto fare come la Germania: istituzioni efficienti, macchina economica perfetta, lavoro e produzione, aggressività sui mercati esteri. A quel punto saremmo stati noi i carnefici europei, saremmo noi a stare meglio e saremmo noi a doverci confrontare con la miseria intorno a noi e i flussi migratori dai paesi impoveriti. Sarebbe questo il nostro desiderio? Non sarebbe meglio aspirare a qualcosa di più equo?

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