31-03-2020 ore 15:05 | Politica - Crema
di Giovanni Colombi

Bandiere a mezz'asta e minuto di silenzio in ricordo delle vittime cremasche del Covid-19

Oggi a mezzogiorno, davanti al municipio o al monumento ai caduti di ogni comune italiano, è stato osservato un minuto di silenzio con le bandiere a mezz'asta in ricordo delle persone decedute in queste settimane di emergenza sanitaria da coronavirus. In piazza Duomo a Crema erano presenti il vicesindaco Michele Gennuso, l'assessore al Bilancio Cinzia Fontana e il comandante della stazione dei carabinieri di Crema, il maresciallo Carlo Selvaggi

 

In ricordo di chi non c'è più

“Ricorderemo tutte le persone decedute in questo periodo, poco importa se "con" o "per" Coronavirus, oppure senza una diagnosi conclamata. Ormai - ha spiegato il sindaco Stefania Bonaldi, assente per una lieve indisposizione - è evidente a tutti che la letalità di questo virus ha avuto e sta ancora avendo un campo d'azione che va, purtroppo, molto al di là dei dati ufficiali. Lo abbiamo percepito dal lavoro indefesso delle nostre operatrici dello stato civile, che non siamo riusciti ad interrompere nemmeno quando tutto l'ufficio è stato messo in quarantena. Lo abbiamo colto guardando negli occhi le due impiegate dell'Ufficio cimiteri, messe a durissima prova da carichi di lavoro che hanno obbligato a straordinari pomeridiani e domenicali, pur di stare al passo con le sepolture, oltre che da carichi emotivi e psicologici oltre il limite. Lo abbiamo registrato dal lavoro, poco considerato e mai così prezioso, degli operai cimiteriali e delle agenzie funebri, con una rincorsa che ancora non si è purtroppo esaurita, ad effettuare esequie e sepolture, negando sovente la possibilità della cremazione, perché non si rispettavano le regole dei 5 giorni massimi, poste dalla Regione per la conservazione delle salme”.

La drammaticità dei numeri

“Questa tragica contabilità è presto data: nei mesi di febbraio e marzo del 2018 e 2019 sono decedute rispettivamente a Crema (non necessariamente "di" Crema), 150 e 171 persone. Nel febbraio e marzo 2020 ne sono mancate 397 (dato aggiornato a ieri). Potrà esserci qualche scostamento "fisiologico" dovuto ad altre patologie, ma il resto è ahimé da attribuire, volenti o meno, a questo stramaledetto Virus. Basta considerare i deceduti nelle Rsa lombarde, a cui non è stato quasi mai fatto il tampone. Anche la nostra, in via Zurla, ha pagato il suo triste tributo con oltre 60 vittime e poco importa sapere che purtroppo quel 33% di deceduti sul totale degli ospiti è nella media delle strutture lombarde. Vero che non si era preparati e nessuno immaginava un virus così pervasivo e anche che la vita di Comunità nelle Rsa avviene necessariamente in spazi così densamente popolati, che fermare il virus in quei contesti è come svuotare un lago con un secchiello. Ma questo non consola né lenisce le perdite. Già, perché come abbiamo ricordato più volte, dietro ad ogni drammatico numero di questa storia c'è stata una persona, ci sono stati affetti, ci sono stati legami che si sono interrotti bruscamente, ci sono state assenze improvvise, silenzi protratti, speranze coltivate fino all'ultimo”.

 

La vicinanza ai familiari

“Tutti gli addii sono avvenuti nella disperazione della solitudine, senza il conforto di potere piangere il proprio caro circondati dall'affetto dei familiari e degli amici, ci sono state esequie frettolose e benedizioni fugaci, sensi di privazione e sensi di colpa che rimarranno vivi a lungo, a dispetto di chi se ne è andato. Ecco, oggi ricordiamo tutto questo e molto di più, esprimendo vicinanza, affetto, solidarietà a chi è stato protagonista di questi lutti e a tutti i familiari, che non possiamo abbracciare ancora fisicamente, ma che stringiamo in un abbraccio ideale e pieno di umana compassione. Non siete soli, lasciateci caricare un pezzo del vostro dolore sulle nostre spalle, per cercare di renderlo un poco più tollerabile. Questo deve avvenire in una comunità adulta e solidale”. (Per ragioni di spazio nella fotogallery non compaiono tutti i 48 Comuni cremaschi. Ci scusiamo)

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